Diritto di critica ampio per chi pubblica post satirici sui social network. Lo ha sancito la Cassazione che, con la sentenza 3148/19, ha stabilito che non commette il reato di diffamazione l’utente che in un gruppo Facebook dedicato allo scambio di informazioni sui ristoranti pubblica un finto volantino di un esercizio esistente per evidenziare in maniera satirica l’inadeguata qualità dei servizi e i prezzi eccessivi.
Nel caso, che riguarda un noto ristorante siciliano, il diritto di critica è riconosciuto a una persona che non esercita un’ attività professionale ma che intende partecipare a un dibattito social sui locali gastronomici della sua città. Nella pagina Facebook un titolo ironicamente allusivo rimandava a una celebre guida sui ristoranti di qualità, dove gli utenti potevano segnalare i peggiori locali di una città siciliana e dintorni.
Su questa pagina l’imputato aveva pubblicato un finto volantino di un ristorante della città, che reclamizzava la vendita di pasta con l’indicazione di prezzi esorbitanti.
Per questo, e per i commenti successivi in cui, tra l’altro, apostrofava il titolare del locale come truffatore, l’ uomo era stato condannato per diffamazione in primo grado e in appello. Per la Cassazione, spiega il Sole 24 Ore, in questo caso ricorre un’ ipotesi di libero esercizio del diritto di critica, capace di dare giustificazione alla condotta apparentemente diffamatoria. Non possono quindi essere punite coloriture ed iperboli, toni aspri o polemici, linguaggio figurato o gergale, se queste espressioni sono proporzionate e funzionali all’ opinione o alla protesta legittima che si deve manifestare