Fresca fresca di bracconaggio. In questo stato, secondo l’ONG Eagle network, sarebbe stata trovata in Uganda la pelle e la testa di un leone.
A finire arrestato è stato un uomo ritenuto responsabile del tentativo di contrabbando. Il povero animale sarebbe stato ucciso nel Parco Nazionale delle Cascate Murchison. A collaborare alle indagini sono stati gli stessi esperti di Eagle Network che sono così tornati a sottolineare la collaborazione, ormai consolidata, con le autorità del paese africano. Le popolazioni locali del grande felino sono diminuite in poco più di dieci anni, di circa il 60%.
Sebbene dal punto di vista della conservazione, questi animali siano meno noti rispetto ai più famosi elefanti e rinoceronti, il commercio di trofei rischia di portare velocemente all’estinzione molte altre specie tipiche della fauna africana. I leoni, poi, oltre che al bracconaggio e alla caccia legale, sono minacciati da alcune patologie che hanno decimato le popolazioni selvatiche. Va inoltre rilevato molte specie per le quali è ormai assodato il rischio di estinzione, vengono ancora uccise in non pochi paesi africani. Tra questi i sempre più rari rinoceronti ed elefanti che, assieme al bufalo, leopardo e allo stesso leone, costituiscono il famoso “big five game”. Ricchi cacciatori occidentali, italiani compresi, hanno infatti a disposizione diverse disponibilità di potere uccidere questi animali. Molto scalpore hanno suscitato le foto di due cacciatori americani immortalati con gli esiti delle scampagnate armate per le savane africane. Recentemente tali fotografie sono state riprese in tutto il mondo. Sarebbero i due figli del neo eletto presidente americano Donald Trump.
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