I giocatori iraniani si sono rifiutati di cantare l’inno nazionale prima dell’esordio in Coppa del Mondo in Qatar con l’Inghilterra (partita poi persa con il punteggio di 6 a 2).
La Nazionale iraniana è rimasta, infatti, impassibile durante l’inno al Khalifa International Stadium e pare per solidarietà con le proteste che attualmente stanno avvenendo in patria. Tutto ciò mentre dagli spalti si sono uditi fischi e alcuni hanno sventolato striscioni a sostegno dei manifestanti iraniani contro il regime di Teheran.
In Iran da oltre due mesi, ci sono proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia per non avere indossato correttamente l’hijab.
Nelle ultime 24 ore, tra l’altro, almeno 13 persone sono state uccise dalle forze governative iraniane durante le proteste nelle città del Kurdistan, regione dell’Iran. Lo ha reso noto l’organizzazione per i diritti umani Hengaw. Sette sono le persone uccise a Jawanro, 4 a Piranshahr, 1 a Dewlan e 1 a Bokan.
Mara Carfagna, presidente di Azione, su Twitter ha scritto: “Per quanto mi riguarda la Nazionale iraniana ha già vinto il suo mondiale. Dalla parte delle donne, per la libertà”.
Il gesto inglese del Black Lives Matter
I giocatori della nazionale inglese, invece, si sono inginocchiati in campo subito prima della partita d’esordio ai mondiali contro l’Iran. Il taking the knee è stato lanciato negli Stati Uniti d’America dal movimento Black Lives Matter dopo la morte di George Floyd, soffocato da un agente di polizia a Minneapolis, ed è diventato un gesto di condanna delle discriminazioni razziali a livello internazionale.
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