A Roma c’è stata oggi, domenica 23 febbraio, la conferenza stampa del capo dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in merito all’emergenza Coronavirus.
Borrelli ha annunciato che si stanno definendo «una serie di linee guida sui comportamenti da tenere nelle aree chiuse e per la gestione di criticità a livello nazionale qualora dovesse esserci l’esigenza». Nel dettaglio, «per la Lombardia ad ora ci sono 89 persone affette dal Coronavirus, in Veneto 24, in Piemonte 6, in Emilia Romagna 9 e 2 nel Lazio. 129 persone sono sotto osservazione del Servizio sanitario nazionale: 54 sono negli ospedali con sintomi, 26 in terapia intensiva e 22 in isolamento domiciliare».
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Non c’è traccia, invece, del paziente zero: «Non siamo riusciti ad individuare il paziente zero e dunque è difficile formulare previsioni sulla diffusione. La decisione valida da adottare è stata quella di chiudere questi territori». Borrelli ha poi chiarito che sono stati effettuati «oltre 3mila tamponi», cioè «un livello elevatissimo di screening sanitario».
Borrelli, rispondendo a chi gli ha chiesto quali potessero essere i motivi della rapida diffusione del Coronavirus, ha affermato: «C’è stata una non conoscenza dei sanitari, che non sono stati in grado di riconoscere i sintomi del virus. Non è un problema di quantità di test. Ci sono state situazioni in cui non si è stati in grado di riconoscere immediatamente i sintomi del virus». Per Borrelli, però, non si è trattata di una colpa ma di una difficoltà dei medici ad individuare i sintomi.
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