Gli Stati Uniti d’America hanno compiuto un attacco aereo, il primo da quando Joe Biden si è insediato alla Casa Bianca. Obiettivo: una struttura legata ad una milizia filoiraniana in Siria, come risposta a tre attacchi missilistici contro le forze statunitensi in Iraq.
L’attacco, naturalmente ordinato dal presidente, ha avuto il fine di danneggiare la capacità della milizia di condurre altri attacchi in futuro.
La nota del portavoce del Pentagono John Kirby: «Su ordine del presidente Biden, le forze militari statunitensi hanno condotto raid aerei contro infrastrutture utilizzate da gruppi militanti filo iraniani nell’est della Siria. I raid sono stati autorizzati in risposta ai recenti attacchi contro americani e personale della coalizione in Iraq».
E ancora: «L’operazione invia un messaggio inequivocabile: il presidente Biden agirà per proteggere il personale della coalizione americana. Allo stesso tempo abbiamo agito in modo deliberato puntando a disinnescare la situazione sia nella Siria orientale e sia in Iraq».
Il bilancio parla di almeno 22 morti, tra cui combattenti pro-Iran. Lo ha rivelato l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo: «Gli attacchi hanno distrutto tre camion di munizioni (…) ci sono molti morti. Secondo un primo bilancio sono rimasti uccisi almeno 17 combattenti, tutti di Hachd al-Chaabi».
Aleksei Chepa, vicepresidente della commissione Affari internazionali della Duma di Stato, la Camera bassa del Parlamento russo, ha dichiarato: «L’attacco dell’aviazione statunitense contro obiettivi delle milizie filo-iraniane in Siria è un’azione illegittima che va condannata categoricamente. Penso che dovrebbe essere condannato da tutti i Paesi, una tale sfacciata interferenza negli affari interni di altri Stati è inaccettabile».