Candido Avezzù, agente di polizia di 58 anni, in forza al Reparto Mobile di Padova, originario di Venezia e residente a Mestre, è morto il 29 agosto scorso in ospedale per complicanze da Covid-19 che avrebbe contratto mentre, nel luglio scorso, era in servizio temporaneo all’hotspot di Taranto.
Ne ha dato notizia Francesco Paolo Russo, presidente dell’associazione Acah All cops are heroes con un post su Facebook.
Avezzù che aveva 58 anni “a luglio era aggregato all’hotspot di Taranto, li contrae il virus, presumibilmente da uno dei 30 migranti, dei 300 sbarcati in un giorno, risultati positivi al tampone. Nel suo ultimo post su fb scrive: ‘Entro in lntensiva. Sulla lapide lo scudetto del 2 grazie. Grazie’. Lo urlo oggi più che mai #rispettatecidavivi“.
Il Movimento sindacale autonomo di Polizia (Mosap), insieme al Fsp Polizia di Stato, aveva già denunciato il caso di Avezzù senza riportarne il nome e, a proposito dell’hotspot di Taranto, aveva affermato che ospitava diversi migranti risultati positivi”.
Avezzù aveva scoperto di essere positivo al coronavirus il 28 luglio e il 10 agosto era stato trovato positivo all’ospedale di Jesolo. La moglie, parlando al Corriere della Sera ha raccontato che il marito era «un No-vax convinto, mi diceva che era più forte del virus».
Fabio Conestà, segretario generale del Mosap, ha spiegato: «Un altro collega ci lascia a causa di questo maledetto Covid. Dal 13 al 23 luglio era in trasferta a Taranto, dove è stato impegnato presso l’hotspot che ospitava 300 migranti, 33 dei quali positivi. Denunciammo già all’epoca questa situazione e, a distanza di un mese, arrivano le terribili conseguenze: uno dei colleghi risultato positivo, ieri ci ha lasciato».
Il sindacato si stringe «alla famiglia del collega in questo momento di dolore. Non sappiamo – ha proseguitoo Conestà – se il collega fosse o meno vaccinato, ma al di là di ciò non è ammissibile permettere sbarchi in modo incontrollato, in piena pandemia. Ci impongono assurde regole come il green pass nelle mense e poi ci mandano al macello, in mezzo alla folla, negli hotspot, a contagiarci e a mettere a rischio le nostre famiglie oltre che i nostri colleghi».
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