C’è la scienza che è al lavoro per cercare i modi per contrastare il nuovo coronavirus con cure e vaccini e c’è quella che sta cercando le sue origini. Pipistrello? Pangolino? Mercato degli animali selvatici di Wuhan, in Cina?
«Ci sono ancora una serie di domande sull’origine di questo coronavirus – ha affermato Étienne Decroly, virologo del CNRS, a Futura-Sciences.com – Non tutto è compreso. In che modo questo virus ha attraversato la barriera delle specie? Come è diventato altamente trasmissibile da umano a umano? Questi sono soltanti alcuni esempi degli elementi che è importante individuare per prepararsi al meglio al futuro», ovvero per prevenire una nuova pandemia e per sviluppare strategie terapeutiche e vaccinali.
Quel che è certo è che «il primo accumulo di casi sintomatici è stato registrato nella regione di Wuhan». Tuttavia, è difficile puntare il dito sul paziente zero. «Il lavoro dei ricercatori è complicato dall’elevata prevalenza di casi asintomatici», ha spiegato l’esperto.
Una commissione di scienziati è stata anche incaricata dall’OMS di saperne di più. Nello spazio, ma anche nel tempo. «Inizialmente, si parlava di un’emergenza di SARS-CoV-2 all’inizio di gennaio 2020. Ma la letteratura scientifica riporta casi dalla fine di novembre 2019. L’inizio dell’epidemia potrebbe anche risalire a prima».
Un confronto delle sequenze genomiche diei campioni virali di diversi pazienti infettati da SARS-CoV-2 ha rivelato un tasso di identità del 99,98%. «Ciò conferma che questo ceppo virale trasmissibile tra gli esseri umani è emerso molto di recente», ha specificato il virologo.
Ma l’origine? Un virus nel pipistrello è passato tramite un ospite intermedio? C’è la traccia di RaTG13, un coronavirus simile al SARS-CoV-2, prelevato nel 2013 dagli escrementi di pipistrelli nella provincia dello Yunnan a 1.500 chilometri da Wuhan. Il suo genoma è identico al 96% a quello di SARS-CoV-2: «È il virus più prossimale finora identificato. Ma non è così vicino a quello che ci interessa. È anche troppo diverso per essere la causa diretta della pandemia che stiamo vivendo».
Ecco perché i ricercatori stanno concentrando la propria attenzione su una specie ospite intermedia. Una specie in cui il coronavirus potrebbe essersi evoluto così da diventare pericoloso anche per l’omo. Nel genoma di un coronavirus che infetta i pangolini è stata scoperta una breve sequenza genetica che codifica il dominio di riconoscimento del recettore ACE-2, associato a quello che consente al SARS-CoV-2 di entrare nelle cellule umane. Ma ancora una volta «il resto del suo genoma è troppo diverso da quello del SARS-CoV-2 – con un tasso di identità solo del 90,3% – per poter essere un antenato diretto»
Decroly ha poi spiegato che «la ricerca sui virus è stata condotta su specie animali presenti sul mercato di Wuhan. Oggi, nessun risultato scientifico ci permette di capire cosa sia successo tra RaTG13 e SARS-CoV-2. È questo anello mancante che dobbiamo individuare».
C’è stato, allora, un trasferimento diretto? Non è mai stato documentato un trasferimento virale diretto dai pipistrelli agli esseri umani. Eppure il Wuhan Institute of Virology – laboratorio accusato dagli Stati Uniti di essere la fonte della pandemia Covid-19 – ha dimostrato che alcuni coronavirus di pipistrello hanno le caratteristiche necessarie per infettare direttamente le cellule umane nella coltura cellulare.
«Questo è probabilmente quello che è successo nel 2012, nella provincia dello Yunnan», ha detto Étienne Decroly. Tre minatori morirono a causa di una grave polmonite atipica. L’agente infettivo responsabile della loro morte non è stato individuato ma i pazienti avevano in sé gli anticorpi in grado di riconoscere il SARS-coronavirus ed è in questa stessa miniera, sembra, che è stato identificato il virus prossimale RaTG13.
Poi c’è l’ipotesi che nei pipistrelli ci sia un altro coronavirus potenzialmente patogeno, ancora più vicino al SARS-CoV-2 rispetto a RaTG13 ma che non è stato ancora sequenziato. Tuttavia, raccogliendo campioni in natura e quindi identificando e sequenziando i coronavirus trasportati dai pipistrelli, questo è esattamente ciò su cui sta lavorando l’Istituto di virologia di Wuhan. «Il lavoro svolto in questo laboratorio espone il personale a un rischio di contaminazione diverso da zero. Tutte le ipotesi devono essere prese in considerazione. Compreso quello di un coronavirus isolato in natura ma che si sia diffuso in un laboratorio. Alcuni autori suggeriscono anche che questo virus possa essersi adattato ad altre specie durante gli studi sui modelli animali prima di sfuggire accidentalmente dal laboratorio».
Insomma, c’è ancora da approfondire per conoscere le origini del coronavirus dell’attuale pandemia.
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