Sua madre, probabilmente, è finita sui banconi dei mercati locali come bushmeat, ovvero carne di animali selvatici, proposta ai clienti come carne affumicata. Una usanza pericolosa sia per la fauna selvatica Africana, che per l’uomo a causa delle complicazioni sanitarie generate da tale pratica.
Il piccolo, invece, sarebbe stato destinato al sempre florido mercato clandestino internazionale gestito dai trafficanti di primati. In questo caso, però, è stato provvidenziale l’intervento della polizia del Camerun e degli operatori di LAGA (Last Great Ape Organization), una ONG specializzata nella repressione dei traffici di fauna selvatica. I primati, come ben si sa, condividono con l’uomo oltre il 98% del DNA eppure continuano ad essere sfruttati ed uccisi nelle maniere più tremende. Basti ricordare, ad esempio, che la cattura di un piccolo determina la morte dell’intero nucleo familiare, che infatti non permetterebbe mai tale sottrazione. Così bracconieri senza scrupoli per prendere un cucciolo non esitano a sterminare l’intero branco.
Molti di questi piccoli salvati ma ormai rimasti orfani vengono accolti in Santuari appositamente creati per loro. Il piccolo scimpanzé sequestrato in Cameron, sarà ospite di uno di questi Santuari, il Sanaga-Yong Chimpanzee Rescue Center, situato nella rigogliosa foresta Mbargue. In questa particolare struttura di recupero sono ben 72 gli scimpanzé che hanno alle spalle una storia di sofferenza. A questi piccoli si dovrà far superare, innanzitutto, il trauma di aver perso la madre e gli appartenenti al proprio gruppo.
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