- Iscritti alla piattaforma Rousseau voteranno per dire sì al sostegno del M5S al Governo Draghi.
- Sotto accusa il quesito, definito «manipolatorio» da 13 parlamentari del M5S.
«Sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-ministero della Transizione ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?».
Questo è il testo del quesito su cui giovedì 11 febbraio, dalle 10 alle 18, si esprimeranno gli iscritti del MoVimento 5 Stelle alla piattaforma Rousseau. Ed è bufera politica all’interno dei pentastellati.
Questo quesito, infatti, «è stato formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza». Così, in una nota, 13 parlamentati del Movimento Cinque Stelle sottoscrivono una nota in cui definiscono la votazione «tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi».
I nomi dei firmatari: Mattia Crucioli, Pino Cabras, Bianca Laura Granato, Andrea Colletti, Elio Lannutti, Luisa Angrisani, Rosa Silvana Abate, Alvise Maniero, Leda Volpi, Paolo Giuliodori, Jessica Costanzo, Margherita Corrado e Andrea Vallascas.
«La motivazione addotta per il rinvio del voto su Rousseau – continua la nota – era l’asserita esigenza di attendere lo scioglimento della riserva sulla composizione della coalizione che sosterrà il Governo Draghi nonché l’imprescindibile necessità di valutare il programma di tale governo. Oggi quel voto è stato indetto senza che nulla di certo si sappia né sull’accozzaglia di partiti che voteranno la fiducia, né su ciò che tale eterogenea maggioranza intende realizzare».
«Nessun obiettivo sostanziale del governo Draghi è stato messo per iscritto né è stato anche semplicemente enunciato verbalmente. La motivazione del rinvio era dunque un mero pretesto per posticipare il voto ad un momento maggiormente propizio per condizionarne l’esito – hanno affermato i parlamentari – il quesito pone particolare rilevanza spacciando come risolutiva la ‘creazione’ di un Ministero che in realtà altro non è che la mera ridenominazione del già esistente Dipartimento per la transizione ecologica, che peraltro avrebbe comunque avuto particolare importanza per espressa previsione del Recovery plan». Tutto questo «getta dubbi sull’utilizzo imparziale dello strumento di democrazia diretta da parte dei vertici del movimento».
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