Un’idea, una parola che viene fuori dal nulla e il piccolo Matteo, studente della classe terza della scuola primaria ‘Marchesi’ di Copparo, provincia di Ferrara, diventa il protagonista di una bella storia nata durante una mattinata a scuola.
“Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era ‘petaloso’. La parola, benche’ inesistente, mi e’ piaciuta”.
Margherita Aurora, insegnante di scuola di Matteo dopo aver letto quella parola mai vista prima ha pensato bene di chiedere un parere niente poco di meno che all’Accademia della Crusca.
“Ho suggerito di inviarla all’Accademia della Crusca per una avere un parere autorevole- si legge ancora sulla sua pagina del social network- Oggi abbiamo ricevuto la risposta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano.”
E cosa ha risposto l’Accademia? “La parola che hai inventato – si legge nella lettera di risposta, inviata a Matteo- è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano. Viene infatti spiegato che avendo messo insieme ‘petalo+oso’, per intendere ‘pieno di petali’, allo stesso modo “in italiano ci sono “pelo+oso” per intendere “pieno di peli” o “coraggio+oso” a significare “pieno di coraggio”.
Ma per entrare nel vocabolario non basta averla inventata: “Perche’ entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano”.
Quindi, “se riuscirai a diffondere la tua parola, tanto che in Italia cominceranno a utilizzare il termine “petaloso” ecco allora che “petaloso sarà diventata una parola italiana”.
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