Da quando il nuovo coronavirus ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo, i casi di influenza segnalati all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono scesi a livelli molto bassi. Lo riporta ScientificAmerican.com.
Secondo gli epidemiologi il motivo è che le misure di sanità pubblica adottate per impedire la diffusione del COVID-19 abbiano fermato anche l’influenza. I virus influenzali, infatti, si trasmettono, più o meno, allo stesso modo del SARS-CoV-2 ma sono meno efficaci nel saltare da un ospite all’altro.
Già lo scorso autunno era stato evidenziato il calo dei numeri dell’influenza e i casi, da allora, sono rimasti bassi. L’esperto Greg Poland (Mayo Clinic) ha affermato: «Semplicemente non c’è l’influenza in circolazione».
Nei soli Stati Uniti d’America ci sono stati circa 600 decessi a causa dell’influenza durante la stagione influenzale 2020 – 2021. Nella stagione precedente, invece, i decessi sono stati circa 22.000 e 34.000 due stagioni fa.
Ora, dal momento che il vaccino antinfluenzale di ogni anno si basa su ceppi circolati durante l’anno precedente, non è chiaro quale sarà l’impatto del vaccino del prossimo anno, se i modelli tipici della malattia dovessero ripresentarsi. L’OMS, comunque, ha formulato le sue consuete raccomandazioni sui vaccini sui ceppi influenzali alla fine del febbraio scorso ma, perché ci sono meno particelle virali in circolazione nel mondo, ci sono anche meno possibilità di una mutazione imminente, quindi è possibile che il vaccino 2021-2022 si riveli più efficace.
Alcuni esperti, però, sono preoccupati: se l’influenza si dovesse attenuare per diversi anni, i bambini di oggi potrebbero perdere la possibilità di avere una risposta precoce impressa nel sistema immunitario. E potrebbe essere una buona o cattiva notizia, a seconda di quali ceppi circolano. Per ora, comunque, capire come andrà la trasmissione dell’influenza in futuro è impossibile.