Si è aperto un acceso dibattito sul nuovo decreto del Ministro Nordio riguardante i limiti degli atti giudiziari, così l’Organismo Congressuale Forense (OCF) ha rilasciato un comunicato che rappresenta in modo chiaro e diretto il punto di vista degli avvocati attraverso l’organo di rappresentanza politica dell’avvocatura italiana (ndr. nella foto il Segretario Nazionale Accursio Gallo).
Una critica costruttiva da parte dell’OCF
L’OCF ha preso una posizione critica nei confronti del quarto comma dell’art. 46 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura civile, ma ha accolto con favore gli emendamenti proposti dall’organismo politico nel decreto ministeriale recentemente firmato dal Ministro Nordio. La questione sta attualmente scatenando un acceso dibattito all’interno della comunità legale, poiché il decreto solleva questioni fondamentali riguardo alla redazione, ai limiti e agli schemi informatici degli atti giudiziari.
Responsabilità degli avvocati e lentezza dei processi
L’OCF si è espresso con fermezza contro qualsiasi tentativo di incolpare gli avvocati italiani per la lentezza dei processi, collegandola alla lunghezza degli atti difensivi. L’organismo sottolinea che gli avvocati hanno sempre svolto un ruolo diligente nel processo, garantendo un corretto e funzionale svolgimento del procedimento, anche in situazioni in cui si sono sovraccaricati di mansioni che spettavano ad altri soggetti.
Immagine dell’avvocatura e speditezza del processo
L’OCF non condivide l’idea di una norma che codifichi le modalità di redazione degli atti processuali, poiché ritiene che ciò possa danneggiare l’immagine dell’avvocatura e rallentare ulteriormente la giustizia civile. Limitare e regolamentare la difesa potrebbe portare a conseguenze indesiderate, comprese implicazioni di responsabilità professionale.
Sfida alla velocità della giustizia civile
L’organismo sostiene che attribuire la lentezza della giustizia civile alla dimensione degli atti difensivi è una semplificazione eccessiva, ignorando le vere carenze strutturali e di personale del sistema giudiziario. La previsione del decreto ministeriale che richiede la dichiarazione del difensore sulla necessità di superare i limiti per questioni di complessità mette nelle mani dei giudici la valutazione della fondatezza di tale richiesta. Tuttavia, l’OCF ritiene che questa decisione dovrebbe essere prerogativa dell’avvocato, garantendo così la libertà di strategia processuale senza interferenze esterne.
Un appello per il futuro
L’Organismo Congressuale Forense si rivolge al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia e a tutte le forze politiche, chiedendo di rivedere attentamente il quarto comma dell’art. 46 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura civile. L’obiettivo è di abrogare questa norma nel contesto della revisione della riforma del processo civile, in stretta collaborazione con l’intera avvocatura. L’OCF fa appello affinché le criticità del decreto ministeriale siano affrontate tempestivamente e con la massima attenzione.
ndr. Nella foto Accursio Gallo, segretario nazionale dell’organismo congressuale forense, organo di rappresentanza politica dell’avvocatura italiana
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