La pugile italiana Angela Carini ha deciso di abbandonare il match di pugilato ai Giochi Olimpici di Parigi poco dopo l’inizio contro l’algerina Imane Khelif. I giudici hanno successivamente validato la sua scelta con il verdetto ufficiale e l’azzurra si è inginocchiata al ring e ha pianto.
La 25enne napoletana si è, infatti, ritirata dopo pochi secondi nella categoria 66 chili dei pesi welter, dopo avere incassato un paio di duri colpi al volto. Prima di abbandonare, si era fermata per un problema al caschetto e ha deto: “Mi ha fatto malissimo”.
Tutto ciò avviene dopo le dure polemiche di ieri, con tanto di dichiarazioni politiche, per la scelta del Comitato Olimpico Internazionale di far gareggiare l’algerina, nonostante soffra di iperandrogismo (condizione medica per cui c’è una produzione eccessiva di testosterone da parte dei corpi femminili) e sia intersessuale (chi nasce con caratteristiche sessuali primarie e secondarie, cioè genitali, cromosomi, ormoni e/o altro non riconducibili univocamente al genere maschile o femminile).
Dunque, non transgender (come sostenuto, ad esempio, dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini) perché Imane Khelif è nata femmina a Tiaret, in Algeria, dove ha subito praticato la boxe e ha sempre gareggiato nelle categorie femminili.
Subito dopo la gara, Angela Carini ha dichiarato: “Non me la sono più sentita di combattere dopo il primo minuto. Ho iniziato a sentire un dolore forte al naso, non è da me arrendermi, è proprio perchè non ci riuscivo, ho detto basta e messo fine al match”. L’azzurra, però, non ha voluto entrare nel merito delle polemiche: “Io non sono nessuno per giudicare o prendere una decisione, se questa ragazza è qui ci sarà un motivo, io sono salita sul ring e ho combattuto nonostante le mille polemiche che ci sono state. Sono salita sul ring per mio padre. La scorsa Olimpiade mio padre era in fin di vita, questa era la mia Olimpiade e volevo percorrere l’ultimo chilometro. Ho sentito dei colpi molto forti, sono una combattente e la mia nazionale lo sa, sono una che anche davanti al dolore non si ferma mai, se mi sono fermata l’ho fatto solo per la mia famiglia”.
Su quanto accaduto è intervenuta la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni: “Non sono d’accordo con la scelta del CIO” perché “è un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina la gara in partenza non sembra equa”, dispiacendosi del suo ritiro.
“Sono anni che cerco di spiegare che alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne – ha aggiunto la presidente del Consiglio – Io penso che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili, non debbano essere ammessi alle gare femminili. E non perché si voglia discriminare qualcuno, ma per tutelare il diritto delle atlete a poter competere ad armi pari”.