Angela Carini, il giorno dopo il ritiro ai Giochi Olimpici di Parigi, dopo 56 secondi dall’inizio, nel match contro l’algerina Imane Khelif, intervistata da La Stampa, ha affermato: “Mi sono chiesta: chi sto affrontando? Poi però non tocca a me decidere. Mi dispiace anche per lei, siamo finite in un boom mediatico. Chi siamo noi per giudicare? Per dire cosa è giusto e cosa è sbagliato? Noi siamo atlete, non siamo giudici”.
“Non me la sono più sentita di combattere dopo meno di un minuto – ha aggiunto – Ho preso un colpo al naso e ho perso l’equilibrio, non respiravo e quindi ho detto basta”.
Carini condizionata dalle polemiche su Imane Khelif che hanno preceduto l’incontro? “Non sono nessuno per poter giudicare. Non sono nessuno per prendere una decisione. Se questa ragazza è qui ci sarà un motivo. Io ho combattuto e sono salita sul ring, come è giusto che facessi”.
La pugile, che non ha stretto la mano all’avversaria dopo la conclusione dell’incontro, ha tenuto a precisato di non avere ” mai protestato. Non ho mai detto una parola. Mi adeguo alle regole, non decido io. Anche se mi avessero detto non combattiamo, non avrei accettato. Non mi sono mai abbattuta. Io non ho perso, mi sono solo arresa con maturità”.
“Non mi vergogno di certo, e poi di cosa devo avere vergogna? Perché mi sono arresa, perché non ho potuto combattere? Esco a testa alta e dico ciao alla boxe”, ha annunciato alla fine.
La solidarietà della ministra Roccella
“Esprimo la mia solidarietà ad Angela Carini e mi dispiace che non ci sia stata unanimità nel sostenerla. Bisogna credere alle donne quando dichiarano di aver subito ingiustizie; è stato evidente che la gara non fosse equa. I criteri devono essere univoci e rigorosi, soprattutto su temi delicati. Angela ha avuto il coraggio di accettare la sfida e merita rispetto per questo. Spero che continui a lottare e a non demoralizzarsi, ottenendo tutto ciò che le spetta”. Così la ministra Eugenia Roccella intervistata ad Agorà Estate.
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