Ogni decisione è rinviata a domani. iniziata troppo tardi e con un consiglio dei ministri che incalza, la direzione di Ap si è limitata ad ascoltare e applaudire la relazione del Ministro Angelino Alfano che ha formalizzato anche al partito la sua intenzione di non ricandidarsi. ma nessun confronto finale e conclusivo e men che meno una decisione.
Sul tavolo non c’è la scissione come starebbe nelle cose, ma al contrario il tentativo di trovare una strada mediana per consentire al partito di continuare a vivere ma non per questo appiattito sulle posizioni del Pd o del centro sinistra. una sorta di ‘Nuovo Centro Mobile’ che faccia da ago della bilancia e si allei in base a idee, progetti e programmi.
Ma la divisione è abbastanza chiara e netta fra chi vuole restare a sinistra e continuare questa esperienza e chi vorrebbe tornare nel centro destra. Solo in pochi pensano ad un partito autonomo ed equidistante.
Il passo indietro di Alfano non gli ha impedito di dire chiaramente la sua sull’esigenza di restare con il Pd. “Io la mia scelta di campo l’ho fatta – ha detto il Ministro nella sua relazione – nel cosiddetto centrodestra non ci torno, non ci posso tornare”.
Ma anche il centro mobile sembra naufragare, da queste battute odierne, sotto i colpi di di Raffaele Fitto e Flavio Tosi. Maurizio Lupi ha provato a far convergere alcuni cespugli di centro in un progetto unitario. Ma a Lupi, gli unici a dire si’ sono stati “Stefano Parisi e Giuseppe De Mita”.
Dalla Sicilia prende una posizione netta il senatore Simona Vicari rimasta a lungo in silenziosa attesa. “Mi sembra che questi anni di esperienza al governo al fianco del PD ci abbiano fatto perdere di vista quella concretezza e quel pragmatismo che ci avevano fatto muovere dal PDL prima verso NCD e poi verso la fondazione di Alternativa Popolare. E’ vero, abbiamo portato avanti e condotto in porto numerose iniziative a sostegno della ripresa economica, della crescita, dell’occupazione e della stabilità in genere. Dobbiamo rivendicarlo orgogliosamente. Ma bisogna ammettere senza se e senza ma che nulla di tutto ciò è stato sufficiente per l’Italia e per il nostro elettorato in particolare, così come il risultato acquisito alle recenti elezioni regionali siciliane ha ampiamente sancito”.
“È giunto il momento – incalza la Vicari – che il partito si muova per ritrovare, innanzitutto, il contatto diretto con il proprio elettorato. La strada da percorrere non può che condurci, insieme ad altre forze centriste, verso la condivisione di un’area moderata perché di un centro forte e credibile, lontano dagli estremismi di ogni colore, ha bisogno oggi tutto il Paese, il Sud e la mia Sicilia in particolare. I dati Istat ci dicono che l’Italia è in ripresa mentre AP con il centrosinistra ha consentito in questi anni la stabilità di governo e l’approvazione di leggi importantissime per il presente ed il futuro dell’Italia. Tutto vero, peccato che soprattutto gli abitanti del sud ed i siciliani non se ne siano accorti, peccato che questa ripresa al Sud ed in Sicilia non sia accompagnata da un marcato ed evidente miglioramento della situazione occupazionale soprattutto giovanile”.
“Dinanzi tutto questo, decidere semplicemente se vogliamo proseguire da dove siamo partiti, a destra, o da dove siamo arrivati, a sinistra, è anacronistico perché non tiene conto dell’evoluzione reale dello scenario politico complessivo”.
Il rimprovero alla politica di lfano non è neanche troppo velato “In AP ci siamo appiattiti per anni sulle posizioni del PD apparendo troppo spesso marginali piuttosto che centrali. Non siamo stati mai coinvolti abbastanza e sul serio nei momenti cruciali della vita della coalizione fino alla infelice alleanza decisa nelle elezioni siciliane. Lì, senza alcun processo decisionale democratico, siamo arrivati al punto di schierarci al fianco di chi stavamo combattendo e avevamo avversato fino a qualche giorno prima”.
Ora i tempi sono cambiatio “Tutte le emergenze per le quali potevamo accettare una tale condotta si sono esaurite: proseguiamo quindi fermi dove siamo sempre stati ossia nel centrodestra, il nostro approdo naturale non da oggi ma sin dai giorni che determinarono il nostro accordo tecnico e di scopo col Pd. Chi vuole trasformare quel tipo di accordo in una vera e propria alleanza politica a sinistra è libero di farlo”.
“Rispetto profondamente -conclude – chi ritiene che l’alleanza con Pd sia ancora la strada giusta ma la mia storia e le mie convinzioni politiche non mi permettono di allinearmi alla scelta intrapresa da altri colleghi nel partito in contrapposizione – dobbiamo dirlo – con quanto ci chiede (e quanto mi ha chiesto) il nostro elettorato”.
Nonostante tutti neghino si va verso due partiti, uno a guida Lupi che guarda a destra e un secondo a guida Lorenzin che guarda a sinistra
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