La Guardia di Finanza, dopo avere svolto degli accertamenti sulle domande per richiedere il reddito di cittadinanza, ha scoperto che ben 101 ‘ndranghetisti, affiliati alle maggiori cosche della provincia di Reggio Calabria, hanno ottenuto l’erogazione della misura.
Le Fiamme Gialle hanno denunciato i pregiudicati ed è partita anche la segnalazione all’INPS per revocare il beneficio ottenuto ma anche il recupero delle somme già elargite, circa 516mila euro. Interrotta, quindi, l’erogazione del sussidio che avrebbe comportato, fino al termine del periodo di erogazione della misura, un’ulteriore perdita di risorse pubbliche di oltre 470.000 euro.
L’operazione, denominata Mala Civitas, ha potato alla luce che anche i figli di Roberto Pannunzi, noto nella ‘ndragheta con il soprannome di Bebè, considerando uno dei più grandi ‘broker’ mondiali della cocaina, hanno beneficiato del RDC. Uno di loro, Alessandro, oltre a essere sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori colombian di cocaina, è stato condannato in via definitiva per l’importazione di quintali di droga in Italia. Tra i percettori anche esponenti delle famiglie Tegano, Serraino, Commisso-Rumbo-Figliomeni, Cordì, Manno-Maiolo, D’Agostino, operanti, oltre che nel capoluogo, nella piana di Gioia Tauro, nella Locride, a Siderno, Caulonia e Canolo.
Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, su Twitter ha commentato così: «101 boss della #Ndrangheta percepivano il reddito di cittadinanza. Questa la politica ‘sociale’ di Giuseppe Conte e dei grillini. Vergogna!».
E Matteo Salvini, leader della Lega: «‘Ndranghetisti pagati dallo Stato attraverso il reddito di cittadinanza. Dopo la scarcerazione dei boss, le rivolte nelle carceri e gli scioperi degli avvocati, emerge un’altra notizia inquietante grazie alle indagini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria. Tra i beneficiati ci sono anche i figli del ‘Pablo Escobar italiano’. Complimenti alle forze dell’ordine e ai magistrati: tolleranza zero contro i criminali. Vogliamo un’Italia e una Calabria pulite. Governo, sveglia!».
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