Questa mattina, alla Casa Funeraria Mansutti nel cimitero urbano di San Vito a Udine, si è svolto un momento di grande commozione e lacrime. La camera ardente è stata allestita per Bianca Doros e Patrizia Cormos, le due giovani che hanno perso la vita il 31 maggio, travolte dalla piena del fiume Natisone vicino al Ponte Romano di Premariacco.
I loro corpi sono stati ritrovati il 2 giugno dai Vigili del Fuoco e dalla Protezione Civile, mentre si continua a cercare Cristian Casian Molnar, un giovane romeno di 25 anni, anch’egli vittima della piena.
I familiari delle due ragazze, entrambe di origine romena, sono giunti per dare l’ultimo saluto, accolti dal prefetto e dal questore di Udine, insieme ai comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Le giovani sono state vestite con abiti da sposa, rispettando le tradizioni del loro Paese natale. La camera ardente rimarrà aperta fino a domani alle 16, quando si terrà una cerimonia di preghiera condotta da due sacerdoti, uno ortodosso e uno cattolico, per rappresentare l’unione di diverse fedi in un unico momento di raccoglimento.
Sulla vicenda, Massimmo Lia, Procuratore della Repubblica di Udine, ha commentato: “Abbiamo aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti: in queste vicende, per procedere bisogna configurare responsabilità di tipo omissivo, non commissivo”.
“Condurremo tutti gli accertamenti del caso – ha aggiunto – per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi. Mi preme, però, segnalare che, allo stato attuale, non ci sono elementi specifici che ci fanno andare in questa direzione, ma le verifiche sono in fase iniziale”.
Sempre il procuratore ha rivelato che “Patrizia ha fatto quattro telefonate al numero unico di emergenza 112, l’ultima delle quali senza risposta. La prima chiamata è delle 13.29, le altre nei minuti immediatamente successivi. Dai primi accertamenti, tutto si è svolto in un arco temporale che si può quantificare grossolanamente in mezz’ora. Da una situazione di apparente tranquillità, quel tumultuoso scorrere del fiume Natisone che poi li ha travolti”.
Comunque, “esiste, in natura, anche la tragica fatalità – ha aggiunto – Dopo questa doverosa premessa, stiamo facendo tutti gli accertamenti che è necessario fare. Tutto verrà verificato, acquisito e vagliato. Sia il discorso dell’elicottero utilizzato per i soccorsi, sia la cartellonistica che avvisa del divieto di balneazione e del pericolo di annegamento, sia soprattutto le tempistiche dal primo allarme all’arrivo dei soccorritori”.
Patrizia “sapeva nuotare, l’ho portata dove le hanno insegnato a nuotare”, lì sul Natisone “ha aspettato Bianca, la sua amica, che non sapeva nuotare”. Così la mamma di Patrizia Cormos. Non è una questione di giustizia, “vorrei non fossero morte invano, magari che si fosse più pronti per salvare le persone, con meno autorizzazioni, perché non succeda più”, ha aggiunto.
La donna ha parlato della figlia come di “una bravissima ragazza, eravamo orgogliosi di lei, era la nostra gioia. Mi scriveva ogni giorno ‘mamma ti amo’ di messaggi su whatsapp, mi chiedeva sempre se poteva fare qualcosa: ‘Mamma ho quasi 21 anni, posso andare a prendere un caffè?'”.
Patrizia e sua madre la notte prima della tragedia erano rimaste a parlare fino alle 2 di notte, “poi è andata a studiare, fino alle 4, alle 6,30 si è alzata, ha fatto una doccia ed è uscita” per andare a sostenere l’esame. Intorno alle 12 la ragazza ha telefonato alla madre per chiederle se poteva andare “al lago, a Premariacco, le ho detto di no, poi ho detto va bene, lei mi ha spiegato ‘facciamo una passeggiata, facciamo delle foto e poi torno a dormire’. Nessuno dei tre conosceva quel fiume, hanno visto in internet”.
La donna ha detto di essersi rifiutata di vedere i video che circolano dell’incidente, limitandosi a qualche foto, quella in cui i tre sono abbracciati e quella in cui sono sul greto asciutto. “Forse si poteva fare di più, forse era il destino, ringrazio Dio che l’hanno trovata così posso piangere sulla sua bara, questo ci dà la forza di sopravvivere”.