Nadia Toffa è stata sepolta «in un posto segreto». Lo ha rivelato a Repubblica Margherita Rebuffoni, la mamma della conduttrice e inviata delle Iene, scomparsa il 13 agoscoro a Brescia. La donna ha spiegato che durante Halloween «abbiamo saputo che qualcuno la cercava nei cimiteri bresciani».
La famiglia della Toffa si appresta, quindi, a trascorrere il primo Natale senza Nadia ma «sarà con noi, so che può sembrare assurdo ma io non la sento ancora morta. La sento vivissima, vicina. Ci sarà. L’unica differenza è che non faremo il pranzo qui sotto nella tavernetta, ma in un ristorante. ci hanno riservato una saletta».
Margherita Rebuffoni ha anche racccontato che la figlia, durante la malattia, «era impegnativa, un turbine, ogni giorno un’idea, ha progettato il giardino d’inverno e poi siamo andate a cercare chi lo realizzasse».
È di oggi, poi, la notizia dell’intitolazione alla Toffa del reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale SS. Annunziata di Taranto, di cui l’inviata delle Iene era diventata cittadina onoraria.
Alla cerimonia di intitolazione, questa mattina, hanno partecipato sia la mamma che il padre Maurizio. C’erano anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il direttore generale dell’Asl Stefano Rossi, il primario del reparto Valerio Cecinati, la promotrice della raccolta firme per l’intitolazione Alessandra Marotta, il titolare del mini bar del rione Tamburi Ignazio D’Andria, il presidente dell’associazione Arcobaleno nel cuore Santo Casto (che hanno collaborato con Nadia Toffa alla raccolta fondi). Sono state inaugurate le nuove stanze del reparto ed è stata scoperta la targa commemorativa.
Il papà di Nadia, Maurizio, ha detto: «Sono molto contento della vicinanza mostrata dalla comunità tarantina. Avete esaltato mia figlia e vi ringrazio. Era una ragazza splendida in tutti i sensi, che anche attraverso il suo lavoro si spendeva per gli altri, a favore dei più deboli. Siete stati tutti molto umani, nel senso di averle voluto un gran bene. Nadia ha riunito il sud con il nord e noi siamo orgogliosi di quello che ha fatto».
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