A breve distanza dal centro di Parigi, nel meraviglioso parco di Bois Boulogne, una suggestiva strada circondata da boschi, che molto ricorda quella della nostra Favorita, ci accompagna poeticamente coi suoi spogli alberi invernali verso la radura nella quale si staglia una futuristica struttura di specchi, sulla cui facciata campeggiano le famose iniziali LV.
La mostra visitabile fino al 27 febbraio
Si tratta appunto della fondazione Louis Vuitton, inaugurata nell’ormai lontano 2014, che fino al prossimo 27 febbraio ospiterà la bellissima mostra dedicata al dialogo inedito tra due artisti diversissimi nel background quanto similissimi nel loro linguaggio pittorico: Claude Monet (1840-1926), padre dell’impressionismo francese, e Joan Mitchell (1925-1992), tra le protagoniste dell’espressionismo astratto americano (che annovera pittori come Jackson Pollock, Mark Rothko e Willem de Kooning, per citarne alcuni).
L’indagine su luce e colore nelle opere dei due artisti
Monet – Mitchell, curata da Suzanne Pagé, pone quindi a confronto la profonda indagine su colore e luce cominciata da Monet nella sua ultima fase (quella delle ninfee, per intenderci) e proseguita con pari intensità dalla Mitchell, in un comune approccio al paesaggio indefinito e suggestivo, evocativo e sintetico.
Il trasferimento di Mitchell in Francia
Una prossimità dovuta anche alla vicinanza geografica, in quanto Mitchell nel 1968 decise di trasferirsi in Francia per approfondire il lavoro degli impressionisti, stabilendosi presso La Tour, a Vétheuil, a pochi chilometri di distanza dalla celeberrima Giverny del grande maestro.
Fu lì che approfondì un linguaggio pittorico in cui le “impressioni” di Monet si trasformavano in “sentimenti” e ricordi suscitati da luci e colori e incanalati in tele dalle pennellate energiche e dense, capaci di porsi in perfetta continuità con quelle lunghe e sinuose di Monet, immerso in un mondo popolato da luce e riflessi.
Una continuità innegabile
Una continuità che appare innegabile ed evidentissima grazie alle scelte espositive fatte di accostamenti visivi e tematici, come si evince nell’Edrita Fried (1981), un trittico dove l’artista astratta usa gli stessi blu e viola che Monet impiegava per rappresentare le rifrazioni luminose nel laghetto delle sue ninfee, esposte subito accanto.
L’affascinante percorso espositivo
Un percorso affascinante che si snoda lungo i bianchissimi piani della fondazione e che raduna 60 emblematiche opere di grandi dimensioni dei due artisti, tra cui spiccano i tre pannelli dell’Agapanthus di Monet, meravigliosamente riuniti e accostati coi loro complessivi 13 metri di larghezza (normalmente sono conservati al Cleveland Museum, al Saint Louis Art Museum e al Nelson-Atkins Museum di Kansas City), e una selezione di dieci dipinti della Grand Vallée di Joan Mitchell.
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