Da alcune settimane, in Italia, i nuovi casi di coronavirus stanno diminuendo, così come le vittime. In attesa di capire cosa succederà in relazione alle riaperture – alcuni esperti sostengono che ci sarà un aumento fisiologico dei positivi – il virologo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova, intervenuto ad Agorà, su Raitre, ha spiegato che «se oggi si vedono meno casi gravi è in gran parte dovuto all’uso di mascherine» perché riducono la quantità di virus che viene trasmesso.
L’esperto, consulente del governatore Luca Zaia che ieri ha annunciato il traguardo di ‘contagi zero’, ha aggiunto: «Chi si infetta con molti virus, infatti, ha una malattia con un’evoluzione completamente diversa rispetto a chi si infetta con pochi. Un virus non è debole o forte, buono o cattivo ma più virulento o meno, e ha una capacità di trasmissione che si può misurare. Sulla base di evidenze sperimentali si vede che quando entra in una nicchia ecologica, ad esempio gli esseri umani, la sua virulenza in genere aumenta e non diminuisce».
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Oggi, ha proseguito Crisanti, «si vedono meno casi gravi perché si è ridotta la carica virale e questo è in gran parte dovuto all’uso di mascherine».
Il motivo? «Se due persone parlano indossando la mascherina la quantità di virus che si trasmettono è molto più bassa. E la carica virale ha un impatto enorme sull’evoluzione della malattia». Poi, la stoccata ai virologi che parlano di virus meno aggressivo: «Posso solo dire di riprendere in mano i testi di medicina».
Infine, a proposito delle scuole, Crisanti ha detto: «Si sarebbero potute fare piccole sperimentazioni o aperture per vedere come gestire questa situazione, nessuno può scrivere norme prevedendo cosa accade». I bambini, ha ricordato il virologo, «rappresentano la fascia di età più resistente al Covid-19, è difficile trovare positivi, restano positivi per poco, spesso non manifestano sintomi. D’altra parte non hanno consapevolezza del distanziamento sociale e entrano facilmente in contatto fra di loro. Inoltre, c’è il problema di chi li porta a scuola e chi li va a prendere, perché questo genera traffico di persone e assembramento. La cosa migliore sarebbe fare sperimentazioni per trovare delle possibili soluzioni».
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