Ieri sera, domenica 22 gennaio, ospite di Massimo Giletti a Non è l’Arena, il programma di La7, anche Salvatore Baiardo, il gelataio piemontese (di origine siciliane) che, all’inizio degli anni ’90, gestì la latitanza dei fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo.
Baiardo, nella puntata del 5 novembre, aveva ‘profetizzato’ la cattura del boss Matteo Messina Denaro: “Che arrivi un regalino? Magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso?”, parlando di “regalino al nuovo Governo, un fiore all’occhiello per il nuovo esecutivo”.
Ebbene, Baiardo, stavolta ospite in studio, ha affermato che “non sono stati i Graviano a dirgli dell’imminente cattura del boss di Castelvetrano: “Queste persone si sono trasferite nel febbraio ’92 al nord, se dovevano continuare a delinquere rimanevano in Sicilia, nella loro Brancaccio. Come facevano a dirmelo i Graviano se si volevano tirare via da un certo ambiente? Non sto dicendo che sono dei santerellini. Dico: non ci sono solo i Graviano”.
“La notizia – ha aggiunto – che anticipava la cattura di Matteo Messina Denaro arriva da un ambito palermitano ma non dai fratelli Graviano. Penso che loro ormai abbiano staccato la spina. Dopo 30 anni di galera, hanno studiato, si sono laureati, hanno il diritto di gofersi i figli adesso?”.
Baiardo ha anche affermato che “il passaggio di mano dell’agenda rossa l’ho visto nel ’92-93. Ho visto dei fogli che la riproducevano. Io dico che Graviano non era lì come dicono i pentiti a proposito dell’omicidio di Borsellino. Graviano ha 12 ergastoli, non devo difenderlo per fargliene togliere uno”.
Infine, rivolgendosi a Massimo GIletti: “Lei sta rischiando parecchio, a 360 gradi, fa del buon giornalismo ma sta rischiando, e non solo a livello di mafia”.
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