Un mollusco bivalve dalla crescita lentissima e protetto dalla legge. Il dattero di mare negli anni scava un cunicolo nella dura ruccia, ma neanche questo la preserba dai prelievi illeciti.
Per servire tradizioni culinarie che non dovrebbero più essere tali, i pescatori di frodo sono disposti a distruggere il fondale roccioso.
Nel pomeriggio di ieri, a seguito di una prolungata attività di indagine condotta dal Nucleo di Polizia Giudiziaria della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia (NA), si sono così posti sotto sequestro quasi cinquanta chilogrammi di datteri di mare. Il loro valore sul mercato nero può aggirarsi intorno ai 10 mila euro.
Gli uomini del Capitano di Fregata Guglielmo Cassone già da diversi giorni stavano monitorando i movimenti via mare e via terra delle diverse squadre di datterari e, nel primo pomeriggio di ieri, hanno fatto scattare il blitz.
In particolare, ad intervenire, è stata una pattuglia via terra che, congiuntamente al rapido intervento della motovedetta CP532, ha permesso di portare a termine le operazioni di sequestro. A finire sotto sequestro, oltre che i datteri, anche le attrezzature subacquee, nonché in un grosso martello ed una pinza. Una persone è stata denunciata e dovrà ora rispondere di una serie di reati tra i quali la ricettazione ed il danneggiamento ambientale.
L’operazione di oggi, informa sempre la Guardia Costiera, ha ancora una volta dimostrato il danno ambientale che si procura alla flora ed alla fauna marina nell’attività di estrazione illegale del dattero di mare.
Il Comandante Guglielmo Cassone ha colto l’occasione per dichiarare che il danno ambientale alla costa derivato dalla pesca di questi datteri è enorme e si ripercuote non solo sul delicato ecosistema marino, ma anche sulla bellezza delle nostre coste e dei nostri fondali.
I “consumatori” di datteri di mare, dovrebbero essere coscienti della gravità della loro azione e del fatto che oltre a pagare prezzi incredibilmente elevati, si incorrono in pesanti sanzioni e si concorre a distruggere il nostro ambiente.
Commenta con Facebook