Dopo lunga attesa, il verdetto è infine arrivato: il Consiglio di Stato in adunanza plenaria ha stabilito che i diplomati magistrali restano fuori dalle Gae, le graduatorie a esaurimento per l’abilitazione a insegnare.
L’Adunanza Plenaria ha infatti confermato che “il possesso del solo diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo”.
La questione dei diplomati magistrali, ovvero dei maestri e delle maestre con il diploma magistrale, non laureati, esclusi dalle graduatorie per il ruolo da alcune sentenze, in particolare una del dicembre 2017, ha tenuto con il fiato sospeso il precedente e questo governo. L’attuale titolare del Miur, Marco Bussetti, nell’autunno scorso ha bandito un concorso straordinario che ha dato soluzione a questo spinoso problema. Sono state oltre 42 mila le domande di partecipazione presentate mentre le istanze totali, considerando chi ha presentato la propria candidatura sia per la primaria che per il sostegno, sono oltre 48 mila.
Il concorso – a cui sono ammessi i docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 e in possesso della laurea abilitante in Scienze della formazione primaria – recluterà a tempo indeterminato docenti per la scuola dell’infanzia e la primaria e porterà alla formazione di graduatorie di merito straordinarie su base regionale. Nel frattempo il dicastero di via Trastevere ha stabilito che ai maestri a cui in questi mesi è stata notificata una sentenza negativa, il contratto di lavoro venga trasformato in contratto a tempo determinato fino al 30 giugno prossimo; questo sia non intaccare la continuità didattica sia per non mettere in difficoltà economica i docenti interessati.
Per questo il ministro Bussetti può oggi affermare che la decisione odierna del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali “conferma la bontà e la lungimiranza delle decisioni prese dal Governo e dalla maggioranza con il Decreto Legge Dignità a tutela di questi lavoratori”.
“Grazie alle norme varate infatti – osserva Bussetti – il personale è stato messo nelle condizioni di partecipare a un concorso semplificato che consentirà agli interessati di accedere all’immissione in ruolo. I magistrati amministrativi hanno fatto ulteriormente chiarezza su una vicenda molto delicata e complessa, su cui il Governo, insieme ai gruppi parlamentari di Lega e Movimento 5 Stelle, si è mosso nei modi e nei tempi giusti per salvaguardare la continuità didattica e il destino di migliaia di docenti”.