Il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa di Sven-Goran Eriksson, scomparso all’età di 76 anni. L’ex allenatore di Roma, Lazio e Sampdoria ha perso la sua battaglia contro il cancro al pancreas, malattia che aveva reso pubblica all’inizio dell’anno. Eriksson aveva annunciato che gli restava poco tempo da vivere e, con grande dignità, aveva intrapreso un “tour d’addio” visitando gli stadi che più avevano segnato la sua carriera.
Una carriera costellata di successi in Italia e all’estero
Eriksson ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano e internazionale. Nel corso della sua carriera, ha allenato club prestigiosi come Benfica, Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio. Proprio con la Lazio, Eriksson raggiunse l’apice del successo, conquistando uno storico Scudetto nel 2000. In Europa, la sua figura è legata anche alla guida della nazionale inglese, dove divenne il primo allenatore non britannico a sedere sulla panchina dei Three Lions.
Il legame con l’Inghilterra e la “generazione d’oro”
Dal 2001 al 2006, Eriksson ha guidato la nazionale inglese, portando la cosiddetta “generazione d’oro” del calcio britannico, composta da campioni come David Beckham, Steven Gerrard, Wayne Rooney e Frank Lampard, a raggiungere i quarti di finale in tre tornei internazionali. La sua nomina segnò un momento storico per il calcio inglese, rompendo una tradizione secolare che aveva visto solo allenatori britannici alla guida della nazionale.
Un ultimo saluto accolto tra lacrime e applausi
Il tour d’addio di Eriksson, iniziato dopo l’annuncio della sua malattia, ha toccato alcuni dei luoghi più significativi della sua carriera. Tra questi, il Marassi di Genova, dove i tifosi della Sampdoria lo accolsero con commozione lo scorso maggio. Le sue visite sono state un tributo alla sua carriera e al suo impatto nel mondo del calcio, lasciando un ricordo indelebile nei cuori di molti appassionati.
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