Davvero spiacevole quanto successo a Lucca, in Toscana. Un’infermiera di 48 anni, in servizio nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Luca, tornata a casa, ha trovato un messaggio nella cassetta della posta con queste parole: «Grazie per il Covid che tutti i giorni ci porti in corte. Ricordati che ci sono anziani e bambini, grazie».
La donna ha reso pubblico il messaggio anonimo, scritto su un foglio di carta A4 e ha denunciato il fatto ai Carabinieri. L’infermiera, come riportato su Il Tirreno, ha dichiarato: «Ci sono rimasta male. Mi sono sentita ferita e denigrata. Sanno che faccio l’infermiera e mai avrei pensato che mi prendessero di mira per il mio lavoro».
Solidarietà da parte della Direzione aziendale e del Dipartimento infermieristico e ostetrico dell’Asl Toscana nord ovest. In una nota si legge che la 48enne è stata «trattata come un’untrice e non come un’operatrice sanitaria che giornalmente si reca al lavoro per combattere, per tutti noi, la difficile battaglia contro il virus», aggiungendo che «tali comportamenti non solo sono discriminatori ma dimostrano come il cammino verso la civiltà sia ancora lungo».
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Sulla vicenda è intervenuto anche Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, che su Facebook ha scritto: «Ai vicini dei colleghi che tornano tardi dopo turni estenuanti, che non possono baciare la moglie e i figli, che magari hanno pianto per un paziente morto, o che magari hanno annunciato l’ennesimo decesso o incubazione, chiedo quante volte vi è stata utile quell’infermiera o quel medico che vi abita accanto. Vergognatevi».
«Assurdo semplicemente pensare ad una cosa del genere. Solidarietà alla collega», ha aggiunto Sileri che ha proseguito così: «Chiedo ai colleghi: quante volte quel vicino vi ha chiamato per avere una visita, un aiuto, per il figlio che era caduto, per la madre che aveva un problema».
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