Un quartiere della periferia di Wuhan, la città cinese da dove ha avuto origine la pandemia di Covid-19, è in lockdown. Non succedeva dal 2020.
Il provvedimento di confinamento interessa circa 1 milione di residenti del distretto di Jiangxia che, pertanto, devono restare in casa e uscire solo se necessario. Tutti i trasporti pubblici sono stati fermati e chiusi ogni luogo di intrattenimento (cinema, bar…) per tre giorni. Inoltre, sono state vietate tutte le attività religiose e interrotte le visite alle principali attrazioni turistiche. Sospese pure le visite a parchi, mercati, fiere, luoghi di culto. Il motivo? Quattro casi asintomatici.
Sebbene il lockdown – che in Cina chiamano ‘periodo di controllo temporaneo‘ – riguardi solo un distretto, c’è preoccupazione perché si teme che la misura possa essere allargata altrove, ricordando che a Wuhan vivono 11 milioni di persone.
La Cina, quindi, continua ad attenersi alla strategia Covid Zero: lockdown e tamponi di massa, anche se le varianti più contagiose della malattia sembrano essere in grado di “bypassare” tutte queste misure messe in atto. Eppure, in Cina sono stati segnalati martedì scorso, 26 luglio, appena 604 casi contro gli 868 del giorno precedente. Numeri bassissimi se si pensa che la popolazione cinese è di 1,402 miliardi.
Inoltre, la strategia ‘Covid zero’ è molto criticata perché interviene troppo pesantemente nella vita delle persone e colpisce duramene le attività economiche. Come è accaduto a Shanghai, la megalopoli di 25 milioni di abitanti, che solo il mese scorso è uscita da un lockdown durato due mesi con molta gente che ha avuto problemi persino a procurarsi il cibo.
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