Da Mary Barra, CEO di General Motors, la donna più potente del mondo secondo Fortune, a Indra Nooyi, AD di Pepsi, fino a Marillyn Hewson, CEO del colosso militare Lockheed Martin. Le donne, come rilevato dall’importante testata statunitense, stanno ricoprendo sempre più ruoli strategici all’interno delle grandi aziende e stanno conquistando sempre più spesso ruoli solitamente considerati esclusivamente maschili: si è passati dalle 21 donne al comando nel 2016 all’interno della lista Fortune 500, alle 32 del 2017, con un incremento di circa il 50%. Un bilanciamento del gender gap lento ma sempre più evidente, che nelle grandi aziende si sta manifestando anche nel portafoglio: da un’analisi del Wall Street Journal è emerso che tra i leader delle aziende presenti nel titolo S&P500 rimasti in carica per un anno, gli uomini hanno incassato in media 11,6 milioni di dollari, mentre le CEO le manager presenti ne hanno guadagnato circa 13,8 milioni. Ma quali solo le ragioni di questo successo al femminile? Se per i ricercatori, come riportato dalla rivista scientifica Science, citando un recente studio dell’Università di Edimburgo, il cervello delle donne è in grado di ottenere migliori performance a livello d’intelletto e di cognizione, per gli esperti di coaching le ragioni sono da ricercare nelle caratteristiche peculiari:
“Le donne con cui lavoro mi raccontano della cultura fortemente maschilista con cui si trovano ad avere a che fare e che devono gestire nell’organizzazione – spiega la master coach Marina Osnaghi, che ha affiancato grandi donne CEO ed imprenditrici nel raggiungimento dei propri obiettivi – Allo stesso tempo mi raccontano dei loro successi e del modo in cui vogliono preservare le loro caratteristiche femminili, pur essendo alla guida di organizzazioni che hanno ancora mentalità fortemente maschili. Quali sono le caratteristiche forti di queste donne? Oltre ad avere competenze tecniche eccezionali; la passione della loro missione e la capacità di non mettersi mai nel ruolo della vittima o del ‘sesso debole’. Non hanno bisogno di dimostrare nulla, vivono se stesse ed il loro ruolo con serena tranquillità, crescendo con forza e coraggio, disposte anche a soffrire se necessario, pur di sostenere i propri ideali e la propria visione. Vivono con tenacia verso i risultati, con determinazione e tensione al miglioramento continuo. Si sentono ‘uguali e diverse’, nella loro unicità di essere, più che nella discussione dei sessi; hanno la capacità di donarsi incondizionatamente al proprio obiettivo ed alla cura del sistema. Vogliono lasciare il segno, esattamente quanto lo desidera un uomo. Una donna al governo di una azienda porta la bandiera della crescita e dello sviluppo degli esseri umani, caratteristica questa fortemente femminile, essendo più che mai la donna, predisposta a percorsi di potenziamento e crescita”.
A conferma del parere della master coach, il Telegraph ha pubblicato uno studio realizzato dalla neuroscienziata Mara Mather dell’Università della South California, con l’aiuto di Nicole R. Lighthall della Duke University, dal quale è emerso che, messi sotto pressione, gli uomini e le donne prendono le proprie decisioni in modi diametralmente opposti: attraverso una simulazione di gioco d’azzardo, i ricercatori hanno scoperto che sotto stress le donne hanno preso le decisioni più intelligenti, abbandonando la partita in una posizione di comando o con puntate di “sicurezza”, mentre gli uomini hanno puntato tutto per una piccola possibilità di vincita. Risultati ribaditi anche da Ruud van den Bos, scienziato dell’Università di Radboud in Olanda, che ha scoperto come la capacità delle donne di prendere le migliori decisioni emerga proprio con l’avvicinarsi di una deadline o dopo un evento molto stressante. Ma non è tutto: come riportato dal Time, le donne CEO sono molto più abili a motivare i propri collaboratori e quindi gli impiegati diretti da una donna sono coinvolti nel 33% nei processi produttivi, contro il 25% nel caso di un manager; dallo studio, inoltre, è emerso che le donne manager partecipano con entusiasmo al lavoro nel 41% dei casi, percentuale che scende al 35% tra i boss.
“Le donne CEO, hanno una marcia in più: sono capaci di mantenere sia la propria femminilità ed identità personale, che assicurare risultati eccellenti ed una specifica cura per una serie di processi aziendali; caratteristiche che permettono di mantenere alto il livello di benessere dei collaboratori e nello stesso tempo portare avanti con forza il governo dell’azienda – conclude Marina Osnaghi – Le qualità maschili sono da sempre identificate come ideali per il lavoro e la professione, mentre quelle femminili vengono, da alcuni, ancora relegate a professioni specifiche ed alla cura della famiglia. Autorevoli studi confermano che le bambine non sentono alcuna diversità di genere, fino ad una certa età e poi abdicano la loro spontaneità per comportarsi da ‘donna’, che significa immediatamente l’esclusione di alcuni comportamenti ed il mancato accesso a caratteristiche e punti di forza, che sono solitamente esclusi da quelli tradizionalmente attribuiti all’idea di femminile; queste stesse bambine, crescendo, abdicano anche i loro sogni, di studio e di carriera, per portare avanti il lavoro di moglie e madre, che spesso sembra completamente incompatibile con una carriera di successo. Mentre il connubio è possibile; moltissime donne di successo hanno dimostrato che femminilità e carriera si possono sposare con gioia e soddisfazione. Quando si parla di leadership si parla anche di capacità comunicativa, le donne in genere, e di conseguenza anche le donne CEO, hanno, per comprovata base scientifica, l’attitudine innata verso una capacità comunicativa, di gran lunga più potente di quella di un uomo. Lo provano anche gli studi che hanno esplorato la grandezza dell’area del cervello dedicata alla comunicazione, che è molto più estesa di quella di un cervello maschile. Non a caso, molte delle professioni di supporto, come il Coaching, sono praticate nel mondo da un numero di donne maggiore rispetto agli uomini. Le donne CEO perseguono l’obiettivo costante di generare l’armonia nel posto di lavoro, ed hanno la capacità di sviluppare e far sviluppare ambienti che mettono le persone in condizioni di fornire risultati eccellenti in una condizione di fiducia reciproca e di sostenibilità professionale nell’ambiente di lavoro e vivono con forza lo spirito di sacrifico che le caratterizza spesso come madri”.
E che dire della produttività? Come riportato dalla NBC News, secondo il Global Gender Gap Report 2016 redatto dal World Economic Forum le donne in giro per il mondo lavorano circa 39 giorni in più all’anno rispetto ai colleghi uomini, vale a dire circa 50 minuti in più al giorno: secondo i calcoli degli esperti, ci vorranno ancora 170 anni per raggiungere finalmente l’equità sul luogo di lavoro tra uomini e donne, un processo lunghissimo che sta subendo comunque un’accelerata grazie alle numerose iniziative messe in atto da aziende e organizzazioni internazionali. Nell’edizione 2017 invece, il World Economic Forum ha voluto sottolineare che, se le donne fossero al centro del processo produttivo tanto quanto gli uomini, il PIL mondiale potrebbe crescere di ben 5,3 miliardi di dollari.
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