“Chiediamo la riesumazione del cadavere di Attilio Manca”. Una petizione alla procura nazionale antimafia, condivisa dalla famiglia, è stata lanciata su change.org dai legali e dalla famiglia dell’urologo trovato morto a Viterbo, nella sua abitazione, nel 2004. Si chiedono anche ulteriori indagini e che vengano seguite le “piste” che alcuni collaboratori di giustizia hanno fornito con le loro dichiarazioni. Il prossimo 11 febbraio saranno passati 15 anni dalla morte del giovane medico. “Mi auguro che la nuova commissione antimafia si occupi nuovamente del caso e riprenda le indagini”, dice la madre della vittima, Angela Manca. La Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura ha svolto alcune sedute sul caso e nella relazione finale si legge che “dall’esame degli atti finora disponibili, deve concludersi che, allo stato, non si evidenziano elementi sufficienti per ribaltare le risultanze raggiunte sino a oggi dall’autorità giudiziaria”. Un giudizio che la madre di Attilio Manca non esita a giudicare “vergognoso”.
Secondo una relazione presentata dalla minoranza della commissione, invece, l’operato della Commissione “ben poteva continuare con l’espletamento di ulteriori audizioni e con l’acquisizione di documenti utili all’approfondimento del caso, che si auspica verranno portati avanti nella prossima legislatura”; la relazione di minoranza si conclude, quindi, con un corposo elenco degli approfondimenti auspicati. L’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto fu trovato morto nel febbraio 2004 nella sua casa di Viterbo. La morte del medico fu inizialmente ritenuta dovuta ad overdose e fu archiviata come suicidio. I genitori però si sono sempre opposti a questa ricostruzione, sostenendo – anche sulla scorta delle dichiarazioni di alcuni pentiti – che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia. A metà del luglio scorso il Gip di Roma ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura. La famiglia aveva invece già allora chiesto la riesumazione della salma: “sarebbe un trauma – spiega la signora Manca – ma è l’unica possibilità per fugare qualsiasi dubbio”. Di qui la petizione alla procura nazionale antimafia.
Commenta con Facebook