“Non nascondo la mia soddisfazione per aver fatto della giustizia, finalmente, una priorità di questo Paese: si consideri che il bilancio di previsione per il 2019 nell’area giustizia, prevede un aumento rispetto all’anno precedente di oltre 324 milioni”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019 a Firenze. “Grazie a questo sforzo – ha proseguito il ministro – vi annuncio con orgoglio che è prevista l’assunzione di 3000 unità di personale amministrativo e giudiziario, che troveranno poi una collocazione omogenea sul territorio ispirata ai criteri che valorizzino le peculiarità dei vari uffici giudiziari; l’assunzione di 360 magistrati già vincitori di concorso; il primo aumento della pianta organica dopo quasi vent’anni, pari a 600 magistrati nel prossimo triennio”.
Intanto da Messina arriva uno stop per il governo su un altro tema, parallelo, quello del riforma della giustizia. “Le riforme della Giustizia e sul ruolo dell’autogoverno” devono essere “servente della giurisdizione e attente alle esigenze della base dei magistrati più che alle sollecitazioni che giungono dalla politica”. Lo ha affermato il Consigliere togato del Csm Sebastiano Ardita all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Messina. “Il quadro delle scelte normative adottate negli anni scorsi – ha detto Ardita – raffigura interventi frammentari, insufficienti, spesso emozionali, in qualche caso peggiorativi delle già difficili se non disastrose condizioni nelle quali si è stati costretti ad operare. Interventi non costruiti in una ottica di sistema, che hanno negato una visione unitaria della esperienza giudiziaria. Ed anche dal nuovo governo – ha continuato – non sono giunti finora reali segnali di discontinuità rispetto a tale stato di cose”.
Con riguardo ai recenti arresti di magistrati il consigliere del Csm ha rilevato che sono “fatti gravi che pero’ denotano da un lato la volontà di eradicare dall’interno ogni forma di impunita’; dall’altro la necessita’ di mantenere altissimo il livello di trasparenza e di correttezza dell’azione di chi attende alla quotidiana amministrazione della giustizia”. Riguardo “al moltiplicarsi di aggressioni e di eventi di intolleranza rispetto a decisioni giudiziarie esso è evidentemente connesso anche alla superficialità con la quale le stesse sono diventate oggetto di feroce dibattito pubblico – ha sottolineato Ardita – e dobbiamo essere consapevoli che la demagogia sui processi nuoce alla giustizia quanto il pregiudizio verso le istituzioni politiche nuoce al buon governo della cosa pubblica. Spetta a tutti coloro che hanno ruoli e sensibilità istituzionale – ha concluso il consigliere togato del Csm – di evitare di innescare conflitti e contribuire anzi al ritorno verso un clima di normalità”.
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