• Pm di Milano ha sequestrato 3,5 milioni di euro all’ex presidente della Camera Irene Pivetti.
  • L’ex leghista è accusata di frode fiscale e autoriciclaggio.

Irene Pivetti, ex presidente della Camera, ha subito il sequestro preventivo della somma di quasi 3,5 milioni di euro. Inoltre, ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini con le accuse di frode fiscale e autoriclaggio.

Irene Pivetti, 58 anni, infatti, è accusata dalla procura di Milano in concorso con altre sei persone di aver partecipato a una serie di operazioni commerciali risalenti all’aprile 2016 per consentire a Isolani Racing Team di evadere il fisco con cui la società del pilota di rally Leonardo “Leo” Isolani era indebitata per oltre 5 milioni di euro.

Stando alle indagini, Pivetti avrebbe acquistato per 1,2 milioni di euro, tramite una società con sede a San Marino, il logo e il marchio della scuderia (100mila euro) e tre Ferrari Gran Turismo (1,1 milioni di euro) nella “consapevolezza delle difficoltà finanziarie di Isolani” consentendo così a quest’ultimo “di sottrarre i beni” alle procedure di riscossione dell’Erario”.

Irene Pivetti, poi, avrebbe rivenduto con ulteriore contratto di “natura puramente fittizia” i beni appena acquisiti a una società di Hong Kong sempre a lei riferibile per 10 milioni di euro. Secondo l’accusa del pm Giovanni Tarzia, poi, sempre Irene Pivetti avrebbe ceduto tutto il pacchetto per 7 milioni di euro al gruppo cinese Dahoe.

Tuttavia, come si legge nel decreto di sequestro preventivo d’urgenza, “l’unico bene effettivamente passato nella disponibilità” della società, capitanata dal magnate Zhou Xi Jiang, “è stato il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari”.

Per gli inquirenti attraverso questa “complessa contrattazione” Isolani e la moglie, “simulando la vendita dell’intera scuderia, hanno di fatto ceduto soltanto il logo” che è stato comprato per “una cifra pari a 1,2 milioni di euro” da Pivetti che lo avrebbe rivenduto a un prezzo dieci volte superiore.

Successivamente l’ex esponente della Lega avrebbe movimentato i profitti su conti esteri per “ulteriori manovre di occultamento del reddito al fisco” e di “reimpiego in attività economiche dell’imposta evasa”.