Sotto accusa la barriera di protezione del viadotto di Mestre, da cui è precipitato l’autobus che ha causato la morte di 21 persone.
C’è, infatti, chi ipotizza che quella barriera – non coperta in quel punto dal guardrail – fosse arrugginita e inadeguata al compito.
Il ministro Matteo Salvini ha già detto ieri che la colpa non è del guardrail, insinuando dubbi sulle batterie dei mezzi elettrici.
Ma c’è stata anche la replica piccata di Renato Boraso, assessore comunale ai trasporti: “Sono affermazioni inaccettabili quelle che ho letto. Il bus non è caduto perché ‘c’era un buco’ di un metro e mezzo nel guardrail. Quel buco è un varco di sicurezza, di servizio, previsto dal progetto originario del manufatto”.
“L’autobus – ha proseguito Boraso – è caduto 50 metri dopo il varco, dopo aver strisciato sul guardarail, senza segno di frenata o contro-sterzata. O Vogliamo dire che senza il ‘buco’, la barriera avrebbe tenuto un mezzo in corsa, che sbanda, di 13 tonnellate?”.
“Le immagini del video dell’incidente, riprese dalle telecamere – ha proseguito Boraso – mostrano chiaramente, ma l’ha detto anche il Procuratore Bruno Cherchi’, che il pullman sale sul cavalcavia e si ‘appoggia’ al guardail, che tiene inizialmente, e poi striscia per 50 metri, senza controllo, sulla barriera, fino a precipitare. Ma non è caduto perché c’era quel varco”.
“Lasciamo che sia la magistratura, e non i giornali a fare le inchieste”, ha detto Boraso.
E ancora: “Oltretutto quel cavalcavia non l’ha fatto il Comune di Venezia, lo ha ereditato, e noi da un mese stiamo rifacendo quelle strutture, con un nuovo guardrail e un nuovo parapetto”.
“Quel varco di un metro e mezzo – ha ricordato Boraso – era previsto dal progetto di allora, degli anni ’60, ed era a norma. È uno spazio di sicurezza, previsto per le manutenzioni o per far accedere i soccorritori in caso di necessità. Sono pronto a tutelare in ogni sede il nome del Comune di Venezia, dei miei collaboratori, contro illazioni che ritengo vergognose”.
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