L’incidente terribile di Mestre ha causato la morte di 21 persone e il ferimento di 15, di cui 5 in gravi condizioni.
Verso le 5 del mattino è stata rimossa la carcassa del pullman.
Tra le vittime anche il 40enne Alberto Rizzotto, autista del pullman, che aveva condiviso l’ultimo post sui social media alle 18.30, poche ore prima del dramma, con scritto: “Shuttle to Venice” (navetta per Venezia) e con la geolocalizzazione davanti allo ‘Hu Camping Town’ di Marghera, dove alloggiavano i turisti del pullman.
Rizzotto era dipendente della Martini Bus, che aveva noleggiato il mezzo alla società La Linea, con cui veva un contratto per il trasporto dei turisti a Venezia.
I colleghi, scioccati, lo hanno definito un conducente esperto: svolgeva la sua attività da 7 anni.
Le ipotesi
La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo di inchiesta sulla strage. Tra le ipotesi, dal momento che non ci sono segni di frenata sull’asfalto, c’è un malore che ha colpito Rizzotto. Lo dimostrerebbe anche un video dove “si vede il pullman, un mezzo molto pesante perché elettrico -poco prima di cadere dal cavalcavia. Il mezzo arriva, rallenta, frena. È quasi fermo quando sfonda il guard rail”, come rivelato da Massimo Fiorese, amministratore delegato de La Linea.
Non è detto, infine, che il pullman abbia preso fuoco perché ha tranciato i cavi dell’alta tensione ma per via dell’impatto al suolo. E Renato Boraso, assessore alla mobilità di Venezia, ha smentito l’ipotesi di un principio di incendio a bordo del bus prima dell’incidente.
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