Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, intervistato da Libero Quotidiano, ha risposto alla domanda sul numero di immmigrati contagiati e ricoverati. «Nessuno mi pare», la risposta, «in ogni caso la percentuale è praticamente nulla».
Per quanto concerne la spiegazione, l’esperto ha affermato: «L’ipotesi, ma è ancora tutta da dimostrare anche se è verosimile, è che in alcune etnie di discendenza africana ci siano diverse caratteristiche e disponibilità per il virus», ovvero «queste persone potrebbero avere un fattore protettivo maggiore», in pratica è possibile «che abbiano le porte chiuse, o meglio, semichiuse nei confronti del Covid-19» mentre «le porte degli italiani sono invece spalancate».
E perché questo? Secondo Galli «Siamo una popolazione molto vecchia, e questo ci espone più facilmente alle malattie» mentre «gli immigrati che risiedono in Italia sono per lo più giovani e in forze» e quindi «hanno molti meno problemi di salute rispetto a noi».
Per il medico «il fattore anagrafico e la sana costituzione spiegherebbero anche il motivo per cui gli adolescenti e i bambini reagiscono molto meglio al Covid-19». Infine, a proposito del Giappone, Galli ha detto: «Sono riusciti a circoscrivere il virus per tempo. Hanno individuato velocemente i contagiati, li hanno isolati e hanno ricostruito i loro contatti. In Italia invece l’infezione ha circolato almeno per un mese senza che ce ne rendessimo conto. Quando tutti, me compreso, pensavamo di essercela cavata, ecco che siamo stati presi alle spalle».
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