Il rinunciatario Luigi Di Maio lo fa trapelare – scientemente o meno –sui giornali di oggi. Se in Umbria dove sono aperte le urne per il rinnovo del consiglio regionale e l’elezione del governatore, la coalizione Pd-5S perderà “male”, allora l’esperimento in omaggio alla formazione del governo Conte bis, si può considerare già morto e sepolto.
Una dichiarazione di resa che non fa certo bene al voto. E che comunque da subito, forse da sempre, nella verde Umbria, si poteva considerare archiviato in partenza con la vittoria praticamente scontata delle leghista Donatella Tesei. D’altronde a parlar chiaro sono i numeri: alle europee di maggio la Lega di Salvini ha sfondato il muro del 38% dei consensi e già governa il 62% dei comuni.
Però forse Di Maio è convinto che facendo trapelare il suo scontento, al di là della faccia sorridente sfoderata nella photo opportunity di Narni con Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza e il candidato Vincenzo Bianconi, possa recuperare la fiducia del suo stesso elettorato, quello che mal digerisce l’accordo con il Pd.
Rinunciatario e poco strategico.
Chi invece campa a pane e strategia politica sono i due oppositori a questa non troppo “grosse koalition”: sempre loro, i due Mattei.
Partiamo dal vincitore – quasi certo – dell’elezione di oggi: Matteo Salvini. E’ talmente sicuro del risultato delle urne che ha già annunciato la sua presenza stanotte nel comitato elettorale della sua candidata, dopo che il fischio finale del match Roma-Milan questa sera all’Olimpico avrà concluso la sua giornata “sportiva”. Gli alleati Silvio Berlusconi (che spera di non schiantare) e Giorgia Meloni, seguiranno lo spoglio da casa con la Meloni pronta a recarsi a Perugia ma solo domani.
Dall’Umbria – dice ai suoi Salvini in queste ore – riparte la cavalcata ma avverte saggiamente: mettiamo a segno il grande risultato e prepariamoci alle altre regionali che si consumeranno da oggi fino a metà 2020. Poi lo sfratto al governo Conti bis sarà esecutivo.
L’altro Matteo (Renzi) che nella photo opportunity era l’unico assente, si tiene bene alla larga. Non ha mica tempo da perdere con gli endorsement al candidato della coalizione che pure appoggia nel sostegno al governo nazionale. Renzi invece è impegnato a incontrare il candidato in pectore alla regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini per concordare con lui la presenza di esponenti della sua Italia Viva nelle liste civiche a sostegno del candidato Pd nell’agone elettorale del prossimo 26 gennaio. Perché in quelle elezioni il suo simbolo non sarà ancora presente con liste proprie.
Il Pd grugnisce ma se non sarà in grado – come appare – di mettere un veto a questa alleanza di comodo, segnerà tutta la storia di convivenza con gli “amici-nemici” di Italia Viva. D’altronde come si fa a spiegare un grande rifiuto che toglierebbe voti a Bonaccini, rischiando di perdere una regione strategica come l’Emilia Romagna a favore del centrodestra?
Impossibile: dunque lo schema rischia di ripetersi a parti inverse nelle regioni in cui Matteo Renzi schiererà non solo i suoi candidati nella sua lista ma anche, magari, i suoi candidati governatori. Come farà il Pd a non sostenerli mettendo a rischio la possibilità di guidare regioni come la Toscana (ultima roccaforte “rossa”) o la Puglia o la riconquista della Liguria?
Il risultato è quello che Zingaretti ha intravisto sin dall’inizio: che la nascita di Italia Viva serva a scassare definitivamente il Pd in una lunga marcia che porta alle elezioni politiche.
Che siano alla scadenza naturale del 2023, che si svolgano subito dopo l’elezione del presidente della Repubblica nel 2022, o che arrivino prima, dipende dai consensi che i due Mattei riusciranno ad ottenere nelle prossime elezioni regionali. Che val la pena ricordarlo, oltre che in Umbria – oggi -, in Emilia Romagna – il 26 gennaio prossimo – si svolgeranno anche in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto.
Ce n’è abbastanza per uccidere il governo in carica, insomma. E a quel punto – inutile girarci attorno – la sfida vera sarà fra Matteo (premier) Salvini e Matteo (premier) Renzi. Preparate le schede elettorali.
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