«L’attentatore è un cittadino austriaco di 20 anni con doppia cittadinanza, austriaca e della Macedonia del Nord: il suo nome è Fejzulai Kujtim. Per eseguire questo disgustoso attacco a cittadini innocenti era equipaggiato con una finta cintura esplosiva e dotato di arma lunga automatica, una pistola e un machete». Così il ministro dell’Interno Karl Nehammer.
I media austriaci hanno reso noto che nel 2019 l’attentatore, ucciso ieri a Vienna, era stato condannato a 22 mesi di carcere perché aveva tentato di partire per la Siria e di unirsi all’Isis.
Il ministro ha spiegato all’agenzia di stampa austriaca Apa che l’attentatore «il 5 dicembre è stato rilasciato in anticipo con la condizionale: era considerato un giovane adulto e quindi ha perso i privilegi vigenti del Tribunale per i minorenni». Il 20enne è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco dalla polizia nelle vicinanze della chiesa di San Ruperto.
Intanto, è salito a cinque il bilancio delle vittime dell’attentato: due uomini e due donne fra i civili e l’attentatore ucciso dalla polizia. Lo ha riferito l’emittente televisiva austriaca Orf, secondo cui oltre alla conferma delle tre vittime civili fornita dalla polizia – due uomini e una donna – una seconda vittima di sesso femminile sarebbe rimasta uccisa.
L’attacco è cominciato di fronte allo Statdtempel, la sinagoga situata su Seitenstettentempellgasse, per poi diffondersi in altre vie situate nel centro di Vienna.
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