Moussa Sangare, il 31enne italiano di origini marocchine, è stato fermato per l’omicidio di Sharon Verzeni. Durante l’interrogatorio, Sangare ha confessato l’atto, dichiarando: “Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”. Sangare, nato a Milano nel 1994, è stato fermato a Suisio, un comune della Bergamasca, a soli cinque chilometri dal luogo del delitto.

Indagini complesse e prove schiaccianti

L’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto la notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola, ha scosso profondamente l’Italia. Sangare, fino ad ora incensurato, è stato identificato grazie alle immagini di videosorveglianza che hanno ripreso un uomo in bicicletta procedere contromano lungo via Castegnate, proprio nell’orario del delitto. Sebbene le telecamere non abbiano catturato il momento esatto dell’omicidio, gli investigatori del comando provinciale di Bergamo, sotto la guida del pm Emanuele Marchisio e della procuratrice facente funzione Maria Cristina Rota, sono riusciti a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di Sangare.

Un delitto senza apparente motivo e un passato oscuro

Dalle indagini è emerso che Sangare non conosceva Sharon Verzeni. Questo elemento, insieme alla mancanza di un motivo apparente per l’omicidio, rende il caso ancora più inquietante. La vittima, una donna di 33 anni, stava semplicemente rientrando a casa dopo una passeggiata notturna quando è stata colpita a morte da quattro coltellate. Gli investigatori stanno ora cercando di capire se dietro al gesto si nascondano fragilità psichiche, ipotizzate a causa del comportamento irrazionale mostrato dall’uomo.

Si è anche appreso che Moussa Sangare era indagato da maggio 2024 per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella: avrebbe tentato di accoltellare quest’ultima.

Le prossime fasi dell’indagine

Il fermo di Sangare è avvenuto dopo “complesse e laboriose indagini”, come riportato dagli inquirenti. A suo carico sono stati raccolti elementi probatori che indicano non solo la sua colpevolezza, ma anche il pericolo di reiterazione del reato, di occultamento delle prove e di fuga.