Con gli intermediari finanziari che hanno rallentato l’acquisto di petrolio russo ed il conseguenziale aumento del prezzo del greggio, si guardano ad altri mercati. Innanzitutto, a quello iraniano che sarebbe una buona valvola di sfogo per fare abbassare il costo del petrolio, con evidenti ricadute positive per chi si reca nei distributori di benzina.
Il petrolio iraniano per calmierare i prezzi
Il problema è che l’Iran subisce le sanzioni, con una vendita parcellizzata dell‘oro nero, che potranno essere rimosse solo se il paese mediorientale rivedrà la sua politica sul nucleare.
Scetticismo degli analisti, petrolio salirà ancora
Secondo gli esperti, però, ci saranno ritardi nella risoluzione della questione, per cui il prezzo del petrolio potrebbe avvicinarsi al record di 147 dollari al barile del 2008. Secondo JP Morgan, il greggio potrebbe toccare entro il 2022 185 dollari.
Germania contro blocco petrolio e gas dalla Russia
Frattanto, uno dei paesi più importanti dell’Europa, la Germania, attraverso i suoi ministri ha fatto sapere di essere contraria al divieto di importazione di gas, petrolio e carbone dalla Russia come parte delle nuove sanzioni per l’invasione dell’Ucraina.
Gli altri paesi Occidentali per il blocco
Non tutti, però, sono sulla stessa linea, infatti il capo della diplomazia statunitense Antony Blinken ha detto che gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno discutendo “molto attivamente” la possibilità di vietare le importazioni di petrolio russo.
Il ruolo degli speculatori
Di solito, il costo si impenna quando il prodotto scarseggia ma secondo alcuni operatori petroliferi le cose non starebbero esattamente così.
In realtà, alcuni esperti sostengono che di greggio ce ne è a sufficienza ma con la Russia in difficoltà per via delle sanzioni, chi possiede l’oro nero avrebbe deciso di trattenersene una parte piuttosto che metterlo sul mercato.
Insomma, gli speculatori avrebbero intravisto nella guerra in Ucraina una opportunità imperdibile per fare affari, naturalmente a pagarne le conseguenze sono i consumatori, costretti a pagare 2 euro per ogni litro di benzina che entra nel serbatoio del proprio veicolo.
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