I prezzi del petrolio sono aumentati di oltre 100$ al barile (quasi 90 euro) dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina. Si tratta del costo più alto dal 2014 a oggi. I prezzi erano già aumentati all’inizio di questa settimana prima di raffreddarsi a causa delle sanzioni economiche e delle mosse per bloccare il gasdotto russo.
La Russia, giusto ricordarlo, è il secondo esportatore di greggio dopo l’Arabia Saudita ed è anche il più grande esportatore mondiale di gas naturale. Tina Teng, analista di mercato di CMC Markets, contattata dalla BBC, ha spiegato che “gli investitori sono preoccupati per una fornitura ancora più stretta, causata dalle sanzioni statunitensi alla Russia per prendere di mira la principale fonte di approvvigionamento, il gasdotto Nord Stream 2“.
Il Nord Stream 2 è un gasdotto di 1.200 km sotto il Mar Baltico con l’obiettivo di portare il gas dalla costa russa vicino a San Pietroburgo a Lubmin in Germania. Il gasdotto non ha ancora una licenza operativa e la Germania l’ha sospesa dopo che la Russia ha riconosciuto le due regioni separatiste di Donetsk e Luhansk.
Altre sanzioni – in attesa di altre ancora più pesanti durante la giornata – sono state importe da Stati Uniti, Regno Unito e altri alleati. Ad esempio, il Regno Unito ha congelato i beni di cinque banche e di tre miliardari russi, a cui è stato anche vietato di recarsi lì. Ma si attendono misure con lo scopo – come annunciato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE – di limitare “l’accesso del Cremlino al mercato dei capitali. Queste sanzioni avranno un forte impatto. Queste sanzioni taglieranno la crescita economica russa, aumenteranno l’inflazione e l’uscita dei capitali, erodendo gradualmente le basi industriali. Il secondo pilastri delle nostre sanzioni limiterà l’accesso della russia alle tecnologie cruciali: vogliamo tagliare fuori l’industria russa dalle tecnologie di cui oggi ha disperatamente bisogno per costruire il futuro, da componenti hitech ai software”.
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