I ristoratori non devono chiedere i documenti di identità ai clienti per verificare la validità del green pass. Lo ha affermato ieri, martedì 10 agosto, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
Tuttavia, stando a quanto riportato dalla circolare del Viminale, diffusa ieri sera e firmata dal prefetto Bruno Fattassi, i ristoranti possono richiedere il documento d’identità «necessariamente nei casi di abuso o di elusione delle norme», come ad esempio in caso di «manifesta incongruenza» della certificazione verde con i dati anagrafici in essa contenuti. In ogni caso, «la verifica del possesso del green pass è un vero e proprio obbligo».
Anche il Garante della Privacy, rispondendo a un quesito rivolto dalla Regione Piemonte, aveva fatto sapere che pure gli esercenti di ristoranti e bar possono verificare l’identità dei loro avventori chiedendo di esibire il Green pass dove richiesto.
Chiarito ciò, non essendoci quindi l’obbligo immediato dei ristoratori di affiancare alla presenza del green pass anche la carta d’identità per verificare la corrispondenza, può senz’altro accadere che ci sia un giro di ‘green pass’, sperando, comunque, di non incorrere ai controlli della polizia amministrativa che avverranno a campione (e con il rischio di una multa da 400 a 1000 euro).
Ecco perché si raccomanda di non convidere il green pass, con il QR Code a bella vista, sui social media, perché potrebbe essere utilizzato per l’accesso alle attività richiedenti.
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