Continua la protesta, al momento solo verbale, dei lavoratori portuali di Trieste contro il green pass, da domani obbligatorio per potere accedere ai luoghi di lavoro, con sanzioni per chi non lo dovesse mostrare.
Innanzitutto, in merito alla circolare del Governo che parla di illegittimità dello sciopero, il CLPT (Commissione Lavoratori Portuali Trieste) ha affermato: «Crediamo che qui il Governo lanci un chiaro messaggio ‘siamo in dittatura‘ e si fa come vogliamo noi. Bene il Coordinamento Lavoratori portuali di Trieste risponde che crediamo nella Costituzione Italiana e quindi siamo convinti di essere in Democrazia. Democrazia contro dittatura? La democrazia vincerà».
E Sandi Volk, portavoce del Coordinamento lavoratori portuali Trieste, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha spiegato: «Siamo tranquilli e determinati. La nostra proposta è di rinviare di un mese l’entrata in vigore di questo decreto, ciò darebbe la possibilità al governo di ripensare il provvedimento. Ormai sospendere lo sciopero di domani non è possibile, perché la macchina è in moto. Però se arrivasse il rinvio del governo da dopodomani potremmo ricominciare a lavorare».
«Il porto di Trieste – ha aggiunto Volk – lavora al 90% per il centro Europa, gli effetti del blocco colpirebbero in particolare Germania ed Ungheria che si ritroverebbero con dei problemi di approvvigionamento, contiamo proprio sul fatto che qualcuno di questi Paesi chieda conto al governo del caos che si sta creando. Sappiamo che anche i portuali di Genova faranno delle mobilitazioni così come quelli di altri porti».
Massimo Giurissevich, rappresentante del Coordinamento lavoratori Portuali Trieste, ha detto: «Non assicuro uno sciopero a oltranza, ci sono tante teste. Continueremo a scioperare, ma non è sicuro sul dopo, dipende anche se il governo accetterà la nostra proposta di una proroga di 15/30 giorni del decreto per l’obbligo del green pass».
Infine, il duro attacco di Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale di Trieste: «Il Porto viene usato per altri fini, non pensando al danno» che i portuali del Coordinamento lavoratori del porto di Trieste «creano alle loro e alle altre famiglie, alla città. In passato sono riuscito a farli ragionare, sono abituato a stare dove mi vogliono».