Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ospite di Buongiorno, su SkyTg24, ha affermato: «Obbligatorietà Green Pass dovrebbe essere estesa anche ai mezzi pubblici locali. Come sempre il problema è legato ai controlli. Bisognerebbe avere approfondimenti maggiori rispetto alle eccezioni, altrimenti si impedisce a persone che per qualsiasi motivo non possono fare il vaccino di accedere ad un mezzo pubblico. Ma la coerenza e il rischio rappresentato dai mezzi pubblici dice anche anche sui mezzi pubblici uno dovrebbe avere una situazione garantita per evitare che l’infezione possa ulteriormente diffondersi».
«Era atteso ed ovvio che la problematica dei controlli legati al Green Pass – ha aggiunto l’esperto – diventasse qualcosa di difficile e complicato. Io francamente penso che sia come un po’ i limiti di velocità, sappiamo che possono essere rilevati e che possiamo essere multati. Più o meno per il Green Pass è la stessa cosa, sappiamo che il controllo potrà avvenire se non a campione però in ogni caso è importantissimo averlo perché per averlo bisogna aver fatto delle cose utili, necessarie, indispensabili per cercare di contenere questa epidemia».
«Mi rendo conto – ha aggiunto – che lo facciamo con strumenti imperfetti, sia sul versante dell’applicazione del controllo sia purtroppo sul versante dello stesso vaccino, che è importantissimo fare, ma che non copre al 100% rispetto alla possibilità dell’infezione».
Per quanto riguarda la terza dose «si dovrebbe fare quello che si sarebbe dovuto fare da tempo se non ci si fosse impastoiati in una visione piuttosto burocratica del problema. Noi che facciamo i medici, e che siamo in contatto costante con persone fisiche che possono avere certi problemi, ci stiamo battendo da tempo perché in determinate situazioni si possa applicare e ufficializzare l’utilizzo della misurazione degli anticorpi. Non saranno in assoluto il miglior test del mondo, ma da questo punto di vista sono il miglior test disponibile per vedere se uno ha avuto una risposta e poi se questa risposta la mantiene».
E ancora: «D’accordo che basta un tratto di penna per decidere che non scade a nove mesi ma scade a un anno, e che quando passa l’anno scade a tredici mesi, il problema viene risolto in modo burocratico e non scientifico. Ma a nove mesi o a un anno dalla vaccinazione andrebbe comunque capito se chi si è vaccinato ha ancora una risposta oppure no. Altrimenti non se ne esce, anche perché tra breve tutto il personale sanitario italiano è posto davanti al problema se fare o no la terza dose alla cieca, visto che i risultati disponibili sono modesti e l’utilità è tutta da discutere».
Infine, per quanto riguardare il vaccino per gli under 12, Galli ha spiegato: «È fondamentale perché, con la riapertura delle scuole, la diffusione fra i bambini fa da elemento di diffusione incoercibile. In altre parole, senza aver vaccinato tutta la popolazione, bambini compresi, la possibilità di contenere il fenomeno diventa complicata. Poi, bisognerà vedere se il futuro non ci riservi, come è probabile che sia, la necessità di un vaccino aggiornato alle varianti che circolano adesso per poter veramente combattere la malattia».
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