“L’arma è stata indicata, è stata repertata, sapremo tutto quanto all’esito”. Così Giovanni Cacciapuoti, l’avvocato della famiglia di Giulia Tramontano, la ragazza, incinta di sette mesi, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello nella loro casa di Senego (Milano).
Si tratta dell’arma che il 30enne ha detto di avere lavato e riposto dopo l’omicidio in un ceppo portacoltelli sopra il frigorifero della cucina. Poco prima avevano lasciato la casa senza rilasciare dichiarazioni anche il pm Alessia Menegazzo e il procuratore aggiunto Letizia Mannella.
Ritrovati anche cellulare e bancomat di Giulia
Inoltre, i vigili del fuoco di Milano hanno ritrovato dentro un tombino, nei pressi della stazione della metropolitana Comasina, una patente di guida che apparterrebbe a Giulia. Oltre al documento, i vigili del fuoco hanno recuperato un bancomat, una carta bancaria blu piegata a metà, e un coltello taglierino di colore scuro. Tutti gli oggetti ritrovati sono stati imbustati per il repertamento.
Come l’assassino si è disfatto degli oggetti di Giulia
Durante la sua testimonianza resa ai pubblici ministeri e ai carabinieri, Impagnatiello ha riferito dettagliatamente come abbia cercato di disfarsi del corpo di Giulia e cancellare ogni traccia dell’omicidio nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana. Inoltre, ha ammesso di aver gettato il cellulare della sua compagna in un tombino dell’area parcheggio Comasina domenica 28 maggio.
Successivamente, alle 7 del mattino, ha preso la metropolitana per recarsi al lavoro. Subito dopo il delitto, il barman si è impossessato del telefono della fidanzata, inviando messaggi nel tentativo di fingere di essere Giulia e far credere che fosse allontanata da casa. L’uomo ha un nuovo avvocato di difesa di nome Giulia Gerardini.
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