A Milano è cominciato oggi, giovedì 18 gennaio, il processo ad Alessandro Impagnatiello, reo confesso, 30 anni, accusato dell’omiicidio di Giulia Tramontano, aggravato da premeditazione, futili motivi, crudeltà e dal vincolo della convivenza, ma anche di interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Il femminicidio è avenuto il 27 maggio scorso a Senago.
In Tribunale anche la famiglia della vittima: il padre Franco, la madre Loredana, il fratello Mario e la sorella Chiara.
La famiglia, come spiegato da Giovanni Cacciapuoti, il lgale di parte civile, auspicano che “la condotta sia sanzionata come merita”, ovvero con l’ergastolo.
Il Comune di Senago, invece, è rappresentato dall’avvocato Antonio Ingroia, ex pm, per chiedere di essere parte civile: “Una scelta importante e coraggiosa quella del Comune – ha detto Ingroia – i cittadini di Senago sanno da che parte stare, si vuole incoraggiare tutti i Comuni di Italia a dimostrare che si sta dalla parte giusta”, aggiungendo che è evidente la “premeditazione lucida e spietata” di Impagniatiello.
Le dichiarazioni di Impagnatiello
Alessandro Impagnatiello ha dichiarato: “Sto chiedendo unicamente a tante persone scusa ma non sarà mai abbastanza”. E ancora. “Sono stato preso da qualcosa che risulterà sempre inspiegabile e da disumanità. Ero sconvolto e perso. Quel giorno ho distrutto il bambino che ero pronto ad accogliere. Quel giorno anche io me ne sono andato, sono qui a parlare ma non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio e molto di più, non posso chiedere perdono”.
La reazione di Chiara Tramontano: “Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura. Meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso”.
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