Filippo Turetta ha accoltellato per la prima volta Giulia Cecchettin, intorno alle 23.15 di sabato 11 novembre, mentre si trovava nel parcheggio nei pressi della casa della ragazza. Poi l’ha immobilizzata con il nastro adesivo, ha spinto l’ex fidanzata in auto, ha raggiunto la zona industriale di Fossò in pochi minuti e lì l’ha aggredita di nuovo dopo che Giulia ha tentato la fuga, uccidendola, sbattuta con violenza a terra, facendole battere la testa.
Questa ricostruzione è stata riportata dai quotidiani e si trova nelle carte del GIP di Venezia, Benedetta Vitolo, che ha firmato la prima ordinanza di tentato omicidio, quando il corpo della 22enne non era stato ancora recuperato.
Quindi, la volontà di uccidere Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta è “palese” anche considerando il fatto che si è trattato di “un’aggressione a più riprese”.
La lettera della sorella a Repubblica
Elena Cecchettin, sorella 24enne di Giulia, intervistata da Repubblica, ha affermato: “Giulia è morta e la mia vita non sarà più la stessa. Sono giorni terribili. Ho provato sollievo per l’arresto di Filippo, almeno so che non l’ha passata liscia, che non è riuscito a scappare. È in carcere, ma è vivo. Vorrei tanto abbracciare mia sorella”.
“Tutte le donne sanno che devono stare attente a qualcosa, il pericolo spesso è più vicino di quanto pensiamo, l’assassino ce lo troviamo dentro casa più di quanto possa avvenire in strada. L’80% dei femminicidi avviene in famiglia, una percentuale spaventosa”, ha sottolineato.
Elena ha parlato di “omicidi di Stato” riferendosi ai femminicidi. “Lo Stato non fa abbastanza per prevenire. Non finanzia adeguatamente i percorsi educativi, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. È complice perché non condanna apertamente questi episodi, non rende sicure le donne”, ha aggiunto.
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