La Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta alla pena dell’ergastolo per l’omicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia.

La decisione è giunta al termine di un processo rapido, durato appena cinque udienze, durante il quale è stata accolta la richiesta del pubblico ministero Andrea Petroni di infliggere la pena massima. Esclusa, tuttavia, l’aggravante della crudeltà.

Turetta, originario di Torreglia, è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario aggravato da premeditazione, stalking ed efferatezza. Tra le accuse anche l’occultamento di cadavere. Il giovane ha ascoltato la lettura della sentenza in silenzio, mentre in aula era presente anche il padre della vittima, Gino Cecchettin.

Le parole del padre di Giulia

Profondamente segnato dalla tragedia, Gino Cecchettin ha commentato con amarezza la sentenza: “Abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa”.

La reazione politica: un messaggio forte

La vicenda ha suscitato una forte reazione politica. La senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, ha sottolineato l’importanza di questa sentenza: Nessuno potrà mai restituire Giulia Cecchettin a papà Gino. Nessuno potrà mai dimenticare l’orrore e la crudeltà del suo omicidio. Ma la condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’Assise di Venezia al suo assassino, Filippo Turetta, se non lenisce il dolore, almeno fa giustizia e lancia un messaggio chiaro e forte. Chi commette femminicidio non ha giustificazioni, attenuanti o scuse di sorta per i suoi atti.

Un processo breve, ma cruciale

Il processo si è svolto in modalità abbreviata, una scelta che ha permesso una rapida conclusione. Durante le udienze, il pubblico ministero ha argomentato con fermezza sulla premeditazione del crimine, evidenziando il comportamento persecutorio di Turetta nei confronti di Giulia. La difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha tentato di far riconoscere le attenuanti generiche, definendole equivalenti o prevalenti rispetto alle aggravanti, ma senza successo.

Un femminicidio che ha scosso l’opinione pubblica

Il caso di Giulia Cecchettin ha acceso i riflettori sull’urgenza di affrontare la violenza di genere in Italia. Secondo i dati del Viminale, nel 2023 sono stati registrati oltre 100 femminicidi, un fenomeno che non accenna a diminuire.