- In Germania è in corso uno studio su un nuovo anticorpo monoclonale.
- Questo anticorpo monocolonale potrebbe facilitare i test rapidi di massa.
- Questo anticorpo monoclonale ridurrebbe la possibilità di varianti.
Quasi due settimane fa, in Italia, il ministro della Salute Roberto Speranza ha dato il via libera agli anticorpi monoclonali che, quando il nostro corpo riconosce il coronavirus, producono delle proteine dette immunoglobuline che lo andranno ad inattivare così da rendere possibile la sua distruzione da parte del sistema immunitario.
Gli anticorpi monoclonali approvati in Italia sono il Regeneron ed Eli Lilly. Ma altri sono in fase di sviluppo. Infatti, gli scienziati Frank Sellrie e Jörg Schenk del gruppo Immunotechnology di UP Transfer GmbH presso l’Università di Potsdam, in Germania, lavorano da sei mesi a un progetto per generare gli anticorpi monoclonali per rilevare il coronavirus SARS-CoV-2. Ne dà notizia Innovationorigins.com.
Il progetto, finanziato dal Ministero federale tedesco dell’Istruzione e della ricerca, ha prodotto i primi risultati, proprio quando questi anticorpi possono anche essere prodotti su scala industriale. Un semplice test di laboratorio in grado di rilevare le particelle di coronavirus è già stato istituito presso il campus di Potsdam-Golm. In futuro, quindi, dovrebbe essere possibile utilizzare questi test anche a casa.
La società ImmoGnost GmbH di Göttingen, sempre in Germania, sta già sviluppando un test rapido basato sui dati ottenuti a Potsdam. Qual è l’importanza? Escludere le infezioni con un’alta probabilità e usare questi test per i visitatori e il personale delle strutture di assistenza e delle cliniche, i partecipanti ad eventi o i visitatori di cinema, teatri o musei…
Inoltre, selezionando abilmente la proteina bersaglio, non ci sarebbe alcun pericolo di mutazioni virali come le varianti B.1.1.7 dalla Gran Bretagna o B1.351 dal Sud Africa, hanno sottolineato i ricercatori.
Normalmente, lo sviluppo degli anticorpi monoclonali richiede molto tempo. In collaborazione con l’Istituto di virologia del Charité Hospital di Berlino, i due ricercatori di Potsdam sono stati in grado di accelerare in modo decisivo questo processo.
La caratterizzazione degli anticorpi è già avanzata e, ad esempio, è stata esclusa una reattività crociata indesiderabile con i noti coronavirus endemici. Il responsabile del progetto Frank Sellrie ha elogiato espressamente la collaborazione con il Charité Hospital: «La cooperazione funziona in modo eccellente; ogni volta che avevamo nuovi candidati anticorpali in cantiere, venivano immediatamente testati su campioni reali e, quindi, ci fornivano informazioni fondamentali. Questo è proprio il tipo di relazione di collaborazione che vuoi avere!».
Dal punto di vista scientifico, continuano a essere raccolte informazioni sugli anticorpi. Gli scienziati Sellrie e Schenk lavorano allo sviluppo di nuovi anticorpi monoclonali da più di 20 anni: «Siamo lieti di lavorare ancora una volta a un progetto di diagnostica umana così importante, oltre a testare gli sviluppi nell’analisi ambientale e alimentare», ha detto Jörg Schenk. E ancora: «Nella diagnostica delle infezioni, siamo stati attivi negli ultimi anni sull’epatite E e sul MERS-CoV, un altro coronavirus». Gli anticorpi sono adesso disponibili per altri partner, interessati alla cooperazione.
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