Il tribunale di Vaucluse, nel sud-est della Francia, ha dichiarato Dominique Pelicot colpevole di stupro aggravato contro la moglie, Gisele Pelicot, nella foto.
Il presidente della corte, Roger Arata, ha annunciato il verdetto con queste parole: “Signor Pelicot, lei è riconosciuto colpevole di stupro aggravato contro la persona di Gisele Pelicot“. La sentenza, che ha sconvolto l’opinione pubblica francese, prevede una condanna a 20 anni di carcere, la pena massima richiesta dall’accusa.
Tra il 2011 e il 2020, Dominique Pelicot sedava la moglie con ansiolitici per poi permettere che decine di uomini, reclutati su Internet, abusassero di lei. Gli episodi, regolarmente filmati, coinvolgevano uomini di età compresa tra i 27 e i 74 anni, provenienti da diversi ambiti sociali: militari, muratori, giornalisti e infermieri. L’inchiesta ha portato al processo di 51 imputati presso il tribunale di Avignone.
Oltre a Dominique Pelicot, sono stati dichiarati colpevoli 47 uomini per stupro, mentre due sono stati riconosciuti colpevoli di tentato stupro e altri due di abusi. Un imputato, accusato solo di palpeggiamento, rischia fino a quattro anni di carcere. La pena più alta, dopo quella inflitta a Pelicot, è stata di 13 anni, mentre alcune condanne minori prevedono pene sospese.
Un imputato, latitante, è stato processato in contumacia. Un altro, che non aveva abusato di Gisele ma della propria moglie con l’aiuto di Pelicot, è stato condannato a 12 anni di reclusione.
Gisele Pelicot, trasformata in una simbolo di resistenza e solidarietà femminista, è stata accolta all’udienza finale da una folla di sostenitori. Durante la lettura della sentenza, la donna ha osservato gli imputati senza mostrare reazioni visibili. Tuttavia, alla condanna del marito, ha appoggiato la testa al muro, mentre Dominique Pelicot è scoppiato in lacrime.
Il processo, durato tre mesi, ha evidenziato le falle nel sistema di protezione delle vittime. Secondo il Ministero della Giustizia francese, la pena media per stupro nel 2022 è stata di 11,1 anni, suscitando interrogativi sull’equità e sull’efficacia delle pene inflitte nei casi di violenza sessuale.