La maga Morgana, “sedicente sensitiva“, è stata condannata dal Tribunale di Milano per truffa aggravata a sei mesi di carcere (pena sospesa) perchè avrebbe promesso a D.G. di liberarlo dal malocchio ottenendo in cambio più di 12mila euro. L’uomo si trovava in un momento molto complicato della vita perchè soffriva di depressione.
Il rito
Con la complicità dell’allora compagno, la fattucchiera praticava il “rito della specchiatura”, un’azione per scacciare energie nefaste che consigliò anche al suo cliente convincendolo a comprare un kit con candele e oggetti propiziatori per liberare la casa «dall’aura negativa che l’affliggeva».
Il suo “lavaggio del cervello” si sarebbe concretizzato nel far credere a D.G. “dell’esistenza di un pericolo immaginario – è scritto nel capo d’imputazione – quali morte, gravi malattie e tragedie familiari che avrebbe potuto scongiurare solo grazie al loro aiuto e approfittando dell’evidente stato di depressione in cui versava legato a situazioni personali particolarmente destabilizzanti”.
Così l’uomo, messo di fronte a oscuri orizzonti, si sarebbe fatto convincere «al pagamento di 12660 euro corrisposte a partire dal marzo 2017 al 18 gennaio 2018 come corrispettivo di consulti di cartomanzia elargiti dalla fantomatica sensitiva». Il Tribunale ha condannato Morgana anche a pagare una provvisionale di 10mila euro al suo ex cliente.
La vicenda della veggente di Trevignano
Gisella Cardia, la veggente 53enne di origini messinesi e che da cinque anni sostiene di parlare con la Madonna di Trevignano, è stata condannata a due anni di reclusione in primo grado per bancarotta fraudolenta, con pena sospesa.
La donna dopo un percorso lavorativo da imprenditrice si è reinventata, e così ha cambiato anche “identità”: da Maria Giuseppa Scarpulla, è diventata appunto Gisella (che sarebbe il diminutivo di Maria Giuseppa) Cardia (che arriva dal cognome del marito Gianni Cardia). La donna era riuscita a convincere migliaia di persone a radunarsi intorno alla statua della Madonna di Trevignano, il piccolo Comune laziale sul lago di Bracciano, per vedere la statua piangere sangue. La veggente ha creato anche un’associazione alla quale i seguaci possono iscriversi previo pagamento di una tariffa minima di 50 euro.
Le accuse
I capi di imputazione – L’inizio della vicenda giudiziaria risale al 21 febbraio 2013, a quando cioè Gisella non esisteva ancora perché era l’imprenditrice Maria Giuseppa Scarpulla. Dunque, secondo l’accusa, la società della donna, la Majolica italiana, avrebbe stipulato con Giacalone, amministratore unico e liquidatore della società Ceramiche del Tirreno srl, insieme a Caleca, l’amministratore di fatto dell’azienda, un contratto d’affitto per un canone da 108mila euro l’anno, canone ritenuto incongruo e che avrebbe determinato il fallimento della società.
Ma, a parte il passato poco chiaro da imprenditrice, adesso sono le presunte lacrime di sangue ad aver dato luogo a un’altra indagine, non meno delicata. Sarà istituita infatti una commissione diocesana per una indagine previa della Chiesa. Ad annunciarlo è il vescovo di Civita Castellana Marco Salvi: “Sto avviando un’indagine previa – dice all’Adnkronos – lo scopo è far piena luce sul fenomeno”.
Commenta con Facebook