Il Covid-19 ha infettato milioni di persone in tutto il mondo ma anche molti animali, tra cui i maiali che, però, non si ammalano e non contagiano a loro volta. Ebbene, grazie a uno studio pubblicato su Cell Death Discovery (rivista accademica sottoposta a revisione paritaria), gli scienziati pensano di avere scoperto il motivo.
Innanzitutto, la comunità scientifica è ormai concorde sul fatto che SARS-CoV-2, il coronavirus che causa il Covid-19, sia una malatia zoonotica, ovvero proviene dagli animali e si è fatto strada, in qualche modo, fino a raggiungere gli esseri umani.
Trattandosi di una zoonosi, inoltre, non sorprende che anche molti diversi tipi di animali abbiano contratto il coronavirus. In particolare, contagi si sono registrati in gatti, cani, furetti, visoni, cervi, tigri e criceti, tramite una trasmissione zoonotica inversa, nota anche con il nome di trasmissione zoo-antroponotica, che avviene quando sono gli esseri umani a infettare.
Premesso questo, dall’inizio della pandemia si sa che i maiali possono essere contagiati dal coronavirus ma solo se esposti ad un’elevata carica virale. Inoltre, anche se contraggono il SARS-CoV-2, i maiali non si ammalano e in essi sono stati rilevati anticorpi neutralizzanti. Per quale motivo?
Per scoprirlo, gli scienziati hanno introdotto campioni del coronavirus in colture cellulari derivate da cellule epiteliali respiratorie – che rivestono il tratto respiratorio – di esseri umani e maiali.
Mentre la coltura cellulare umana ha agito come previsto, la coltura cellulare di maiale ha fatto qualcosa di diverso. In sintesi, in risposta all’infezione da SARS-CoV-2, le cellule di maiale sono morte e i nuceli si sono ridotti in frammenti.
Questo tipo di morte cellulare controllata è chiamata apoptosi e, sebbene il termine morte cellulare possa sembrare spaventoso, in realtà significa che, invece di diffondere l’infezione alle altre cellule, le cellule infette muoiono semplicemente, fermando l’infezione nel suo percorso, causando un danno tissutale minimo.
Questo fenomeno non è esclusivo dei maiali. Succede anche negli esseri umani come risposta al coronavirus ma negli animali succede con una probabilità 100 volte superiore.
Invece, anziché l’apoptosi, è molto più probabile che le cellule umane subiscano un processo noto come necrosi. Un’altra forma di morte cellulare ma, a differenza dell’apoptosi, è molto meno controllata. Inoltre, quando una cellula subisce la necrosi, rilascia il suo contenuto nell’ambiente circostante, innescando una risposta iperimmune molto forte. In altre parole, la necrosi è negativa, mentre l’apoptosi può curare rapidamente l’infezione senza che il sistema immunitario reagisca in modo eccessivo.
Perché l’apoptosi avviene più negli animali che negli umani?
Il coautore dello studio Luis Gimenez-Lirola, professore associato di diagnostica veterinaria e medicina animale presso la Iowa State University, ha una teoria: “Si tratterebbe di una risposta intrinseca al sistema immunitario del maiale, innata e non acquisita”. Tuttavia, anche se questa risposta è innata, possiamo imparare da essa.
Quindi, ulteriori studi sui maiali potrebbero condurre a trattamenti terapeutici per gli esseri umani con il coronavirus con l’obiettivo di innescare l’apoptosi, evitando i sintomi gravi e favorendo il recupero dall’infezione. Per fare ciò, il team dello studio lavorerà per identificare tutti i diversi geni attivati nel processo e capire se il fenomeno avviene anche in altri animali, come nei cervi. Fonte: The Jerusalem Post.
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