Il mondo è a caccia del vaccino per il Covid-19. Il Times, ad esempio, ha riportato che il laboratorio Hvivo (Regno Unito) sta cercando 24 volontario a cui iniettare due ceppi attenuati del coronavirus. Ogni volontario sarà pagato 4mila euro (3.500 sterline) per restare in quarantena per 14 giorni. Tuttavia, tale esperimento deve ancora ricevere il benestare delle autorità sanitarie britanniche.
Sempre in tema di vaccino, il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, intervistato da Adnkronos Salute, ha affermato che «a oggi sono 35 i vaccini candidati contro Covid-19 in tutto il mondo, erano una decina di meno solo qualche settimana fa». «Grazie a un network internazionale – ha aggiunto – si sta correndo davvero e penso che avere 35 candidati vaccini non sia per niente poco. Ci sono inoltre 14 imprese attive nella sperimentazione di vaccini, farmaci nuovi o prodotti già esistenti che si testano contro il nuovo coronavirus».
Ma qual è il costo di un vaccino? «900 milioni di euro, un dato fornito da Vaccines Europe che si basa sul prezzo medio per lo sviluppo di un siero. Per quanto riguarda un ipotetico nuovo antivirale, per il quale si debba partire da zero nella ricerca, il costo è superiore ed è attorno ai 2 miliardi di euro». Il prezzo, però, scende in caso di «prodotti già utilizzati per altre indicazioni, come i ‘cocktail’ che si stanno usando anche per i pazienti italiani. Se si riveleranno efficaci, si dovranno riprodurre su larga scala ma saranno utilizzabili fin da subito e qualcuno di questi ha già il brevetto scaduto».
Da segnalare, poi, l’annuncio ‘speranoso’ dei ricercatori del Galilee Research Institute – Migal, secondo cui «siamo vicini alla creazione di un vaccino anti coronavirus». Secondo, infatti, l’istituto di ricerca israeliano, come riportato su La Stampa, sarebbero stati fatti passi avanti nella ricerca dell’antidoto: «Questa possibilità è stata identificata come sottoprodotto dello sviluppo di un vaccino contro l’Ibv (virus della bronchite infettiva), una malattia che colpisce il pollame, la cui efficacia è stata dimostrata in studi pre-clinici condotti presso l’Istituto stesso», aggiungendo che «il coronavirus del pollame ha un’elevata somiglianza genetica con il Covid-19 umano e che utilizza lo stesso meccanismo di infezione, un fatto che aumenta la probabilità di ottenere un vaccino umano efficace in breve tempo periodo di tempo».
Infine, «dopo aver apportato le necessarie modifiche genetiche per adattare il vaccino al Covi-19 (il ceppo umano del coronavirus) sta lavorando per ottenere le approvazioni di sicurezza che consentiranno test in vivo e consentire l’avvio della produzione di un vaccino per contrastare il coronavirus».
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